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L’attacco “forsennato” al cristianesimo mina alla radice il concetto di umanesimo. Quella che stiamo attraversando è una crisi epocale per uscire dalla quale non è possibile pensare a soluzioni settoriali. E’ un accorato appello alla reazione di credenti e laici quello di monsignor Luigi Negri, vescovo della Diocesi di Rimini-Montefeltro che conclude i lavori della prima giornata de Gli Incontri di Norcia, promosso dalla Fondazione Magna Carta, ai quali ha preso parte il ministro Ornaghi.

Parlando di “Etica e crescita nella crisi del Duemila”, il titolare dei Beni Culturali ha insistito su un punto: “Noi siamo in una fase in cui i valori politi del 900 non parlano quasi più e non riusciamo più a produrne altri. Se non abbiamo etica non riusciamo a produrre valori politici nuovi e aggreganti. Per avere valori che possano penetrare l’indifferenza della cittadinanza occorrono valori politici forti per cui occorre un’etica forte”.

Nella sua relazione, monsignor Negri descrive una crisi anzitutto di carattere antropologico rispetto alla quale serve uno scatto antropologico, occorre agire. E il soggetto di questo scatto, di questa reazione non è solo in senso cattolico ma deve riguardare tutti coloro che intendono impegnarsi laicamente attraverso la propria esperienza umana. Negri sa e dice che si tratta di un cammino lungo, come peraltro la storia ci insegna, finalizzato anche alla elaborazione di un’idea politica nuova. Il soggetto protagonista è e resta la persona. Il modello che evoca è quello di San Benedetto: alla crisi dell’impero romano contrappose un’idea nuova sulla quale fondò un nuovo umanesimo. Per far questo è necessario rimettere al centro l’uomo, la persona in tutte le sue dimensioni. Come? Usando la ragione in senso largo, esattamente come indica Benedetto XVI. E la famiglia è la prima espressione dell’umanità, cioè l’affermazione delle diversità che la natura ha posto in sé. Un cammino lungo, dunque, che deve arrivare alla politica intesa come servizio per il bene comune. Oggi abbiamo di fronte due strade. La prima, argomenta monsignor Negri, è la strada “sbagliata”, quella dell’immoralità alimentata dall’ideologia del politicamente corretto: il riferimento alla vicenda di Eluana Englaro non è casuale. Il vescovo di Rimini-Montefeltro mette in guardia dai rischi di una rinnovata tentazione in base alla quale si considera che la tecnologia possa risolvere tutto. Niente di tutto ciò e nella Caritas in Veritate, il Papa lo spiega chiaramente. Il rischio vero è che se si parte dalla consapevolezza che la tecnica possa risolvere i problemi culturali, umani, politici, di rapporti, sulla presunzione di una purità che non esiste, camminiano dritti verso il declino. L’altra opzione, è la “strada lunga”, quella della cura della persona. In questo senso, monsignor Negri, spiega che la Chiesa deve riprendere l’identità educativa formando i laici che operano nella vita sociale. In fondo, il ‘cortile dei gentili’ è proprio questo: portare il messaggio cristiano dell’educazione di una comunità nuova. E il primo grande valore non negoziabile è la libertà di educazione. In fondo, lavorare per il bene comune significa fare cose scomode ma utili.