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Spiace dover replicare ancora una volta a chi attacca noi, insieme ad altre fondazioni politiche, senza essersi preso neppure il disturbo di farci una chiamata per chiederci qualche informazione in più su come la nostra fondazione si finanzia e su come spendiamo i nostri fondi. Peccato, perché avremmo risposto volentieri e in maniera trasparente alle domande di Carmine Gazzanni, il giornalista autore dell’inchiesta pubblicata oggi da l’Espresso  con il titolo “Fondazioni e think tank: così il politico si finanzia tra fondi pubblici e ‘regali’”.

Se fossimo stati contattati, ad esempio, avremmo spiegato che i fondi pubblici rappresentano soltanto una esigua percentuale delle risorse grazie alle quali la Fondazione Magna Carta può sostenere la sua attività. Infatti, la nostra fondazione si regge sul finanziamento di privati che, liberamente, hanno scelto sin qui di sostenerla attraverso il loro contributo. Per accedere a questa informazione sarebbe stato sufficiente – se non un colpo di telefono – visitare il nostro sito internet dove sono pubblicati i nominativi delle aziende che ci finanziano.

Ma a parte questa precisazione, che ci pare doverosa per una maggiore chiarezza e completezza dell’informazione, non vogliamo sottrarci dal rendere conto delle attività che – anche grazie a questa piccola parte di risorse pubbliche – portiamo avanti quotidianamente. In questo modo, il lettore potrà farsi la sua idea sull’utilità o meno di fondazioni come la nostra a partire dai fatti anziché dai (pre) giudizi.

Magna Carta si occupa, da ormai dieci anni, di promuovere iniziative di ricerca e di dibattito sui principali temi all’ordine del giorno dell’agenda politica nazionale e internazionale. In un Paese nel quale la sinistra ha esercitato – e tenta ancora di esercitare, sebbene con più fatica – un vero e proprio monopolio culturale, Magna Carta ha lavorato affinché, dall’altra parte, si costituisse un polo culturale di centrodestra in grado di garantire – nell’interesse di tutti – un confronto che non fosse più sbilanciato da una sola parte e che facesse emergere anche le idee e le ragioni di una parte consistente  –  persino maggioritaria –  del Paese.

Con questa missione e convinzione, Magna Carta ha promosso, negli anni, ricerca scientifica soprattutto in ambito istituzionale – il costituzionalismo di centrodestra, ad esempio, considerato per anni come una sorta di profanazione, si è consolidato anche e soprattutto grazie a Magna Carta – e ha investito tantissimo nel confronto pubblico e nella formazione. L’evento “più atteso” – come giustamente anche l’Espresso nota – è la Summer School di Frascati, la nostra scuola di alta formazione politica che si svolge ogni anno dal 2006 nel mese di settembre grazie alla quale centinaia di giovani – per lo più amministratori o comunque giovani professionisti che lavorano nell’ambito della politica – hanno avuto la possibilità di frequentare una settimana di lezioni e dibattiti sui principali temi di economia, istituzioni, società, rapporto tra poteri e nuove forme di partecipazione e rappresentanza. Chi si scandalizza – noi per primi – della poca preparazione di una fetta consistente dell’attuale classe dirigente italiana, dovrebbe quanto meno riconoscere qualche merito a chi, come la Fondazione Magna Carta, investe risorse umane ed economiche in attività di formazione. Potremmo citarne altre: il nostro corso di Web Marketing politico, la Spring School dedicata alle tematiche europee e via dicendo. E’ tutto disponibile sul nostro sito internet www.magna-carta.it, dove è possibile trovare anche i nostri contatti, per chi fosse interessato a parlarne direttamente con noi.

I fini “squisitamente politici” che animano l’attività della Fondazione Magna Carta, dunque, li dichiariamo esplicitamente: lavorare quotidianamente all’elaborazione di un pensiero di centrodestra fondato su basi culturali solide, promuovere il dibattito e il confronto pubblico sui principali temi all’ordine del giorno, formare le nuove classi dirigenti. E “restare nei gangli istituzionali”, ebbene sì, è l’unico strumento legittimo che ha a disposizione una fondazione politica – un think tank, per dirla nel gergo anglosassone dove questi centri godono di un rispetto sicuramente maggiore – per incidere con le proprie idee e proposte nel processo di elaborazione delle politiche. Cercando di influenzare positivamente, con le soluzioni individuate e con l’expertise messa a disposizione, le scelte della politica.

Qualche dato, per concludere, sulla fetta del cinque per mille che ci siamo “accaparrati”. La Fondazione Magna Carta ha ricevuto nel 2013, tramite la libera contribuzione dei privati prevista dal cinque per mille, un importo inferiore a 1500 euro. Tale cifra fa riferimento agli anni 2010 e 2011. Posto che si tratta di denaro che liberamente e consapevolmente i privati possono scegliere di destinare a fondazioni politiche come la nostra, le cifre sono – almeno per quanto ci riguarda – in quest’ordine di grandezza.

Insomma, visto che oggi l’informazione ha spesso l’attitudine del tritacarne, dove finiscono tutti e tutto indistintamente, qualche informazione in più su di noi, che siamo stati chiamati in causa, ci pareva doveroso darla. Anche soltanto per fornire a chi legge qualche elemento in più per farsi una propria opinione.

* Coordinatrice del Centro Studi e Portavoce della Fondazione Magna Carta