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di Francesca Burichetti

 

Trolls, fake, locuste sono soltanto alcuni degli appellativi che Grillo ha utilizzato per dipingere i commentatori del suo blog o, per lo meno, tutti quelli che non scrivono quanto vorrebbe sentirsi dire. E la pioggia di offese è stata ancora più schietta: andate a scrivere un qualsiasi commento di dissenso e sarete per sempre degli “schizzi di merda digitali”, classificabili in cinque diverse categorie. Ma trolls e fake non sono il vero bersaglio del leader di M5S: sono soltanto un mezzo per raggiungere almeno tre fini.

Il primo fine è dichiarato nel post stesso ed è la solita invettiva verso i media mainstream, che da sempre Grillo considera faziosi.
“Da questa brodaglia (i commenti dei trolls n.d.r.) i telegiornali e i talk show colgono fior da fiore, con lerci e studiati “copia e incolla” per spiegare che Grillo è un eversivo, che il MoVimento 5 Stelle è spaccato”, è quanto si legge sul blog. La chiusura verso i media – ormai all’ordine del giorno nelle dichiarazioni del comico genovese – è specchio dell’atteggiamento monocratico di M5S. Insomma, il post è l’ennesima occasione per denigrare l’informazione mainstream e per invitare i sostenitori a scegliere una dieta mediatica alternativa, che passi attraverso la rete, anzi attraverso gli spazi che Grillo si è ritagliato in rete. Si tratta di un atteggiamento accentratore che da anni caratterizza la strategia comunicativa del movimento, ma che dall’avvio della campagna elettorale in poi è divenuto sempre più marcato.

Il secondo fine del post non è dichiarato, ma è presente ormai in ogni comunicazione del M5S: produrre contenuti cacofonici, per evitare ogni forma di dialogo costruttivo.
Perché le volgarità urlate al vento sono i piatti principali del menù di Casaleggio? Semplicemente perché uscire con argomenti deboli ma chiassosi è vantaggioso quando non si ha niente da dire, certi che la gente ci considererà e che avversari politici e media – di conseguenza – saranno costretti a focalizzare la propria agenda su simili dichiarazioni. Insomma, si tratta di una strategia perfetta per generare immobilismo politico.

Il terzo fine del post è continuare ad alimentare il cerchio della rabbia, perché questo sentimento nutre la l’antipolitica, elemento essenziale per l’esistenza stessa di M5S.
A ben vedere le dichiarazioni di Grillo fanno sempre leva su emozioni negative. La rabbia è l’emozione dominante. Nel processo cognitivo dell’elettore la rabbia segue spesso la paura. E’ quel sentimento che si forma nei momenti di crisi, se e quando le persone riescono a dialogare tra loro e a condividere le proprie insicurezze. Ed è proprio la rabbia ad alimentare le rivoluzioni e le sommosse civili. Ma perché possa essere esplosiva deve essere accompagnata dalla speranza nel futuro. Ed è questo il punto in cui la comunicazione di Grillo rischia di scivolare.
Le prime settimane di governo hanno dimostrato come dietro a una comunicazione di slogan futuristi si celi soltanto una volontà disfattista. Fatti alla mano, il M5S mostra di non voler collaborare a nessun governo. Il messaggio di speranza e di cambiamento che accompagnava la rabbia di candidati e sostenitori del movimento sta scomparendo. E con la scomparsa della speranza, anche il consenso si assottiglia: ecco perché i presunti “trolls” di Grillo si fanno sempre più chiassosi.

 

 

tratto da Blog Like Breakfast Cereal, http://www.likebreakfastcereal.it/2013/03/25/grillo-colpisce-i-trolls-pe…