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Il recente dibattito sulla messa al bando del cosiddetto “negazionismo” per legge ha messo in ombra la vera natura del “negazionismo” del giorni nostri. Che non è quello di pochi e insensati individui i quali, o perché in cattiva fede o perché semplicemente ignoranti, fanno finta di credere che sotto il regime nazista in Germania e fascista in Italia non ci sia stata né persecuzione degli ebrei, né sia stato operato un tentativo di pulizia razziale che ha prodotto milioni di morti. E neppure quello di quell’incalcolabile numero di persone che difendono o addirittura appoggiano il primo ministro iraniano Mahmoud Ahmadinejad, nel suo tentativo di negare l’avvenimento del genodicio ebraico allo scopo di preparare la prossima distruzione di Israele.

I veri “negazionisti” dei nostri giorni sono coloro i quali non vedono e non vogliono vedere quanto sta succedendo sotto i loro occhi. Quei benpensanti che, convinti, purtroppo in buona fede, di rappresentare essi soltanto i più antichi e tradizionali valori della cosiddetta sinistra, libertaria e socialista, non si rendono conto di essere passati dalla parte del vero nemico di quei valori, facendosi alfieri, difensori e soccorritori dei peggiori regimi fascisti, reazionari e sanguinari del mondo intero, dimostrando in ciò di non essere in fondo molto diversi dal presidente francese, Jacques Chirac, che certo di sinistra non è mai stato, quando questi minimizza il possibile pericolo rappresentato da una o due bombe atomiche iraniane, che tutt’al più potranno dirigersi verso Israele.

Ricordate il 15 e 16 febbraio 2003 e i milioni di benpensanti (termine un tempo usato a indicare la destra bigotta e reazionaria) scesi in piazza a protestare in ottocento città del mondo occidentale contro l’imminente attacco alleato all’Iraq? Non a marciare contro Saddam Hussein, il sanguinario dittatore fascista che aveva massacrato centinaia di migliaia dei suoi concittadini e tentato di sterminare la razza curda, il quale governava con l’aiuto della polizia segreta, attaccava i paesi vicini, e proclamava giorno dopo giorno di avere ormai pronta l’arma atomica da scatenare contro Israele e i nemici occidentali. Non a inveire contro Al-Qaeda e i suoi terroristi oscurantisti e reazionari. Non a denunciare gli attentatori palestinesi, suicidi o non, istigati da Hamas e Hezbollah. No, la grande protesta di massa dei nostri socialisti utopisti era diretta alla decisione dai due governi di due tra i paesi più democratici e liberali del mondo occidentale di porre fine, una volta per tutte, a una dittatura che aveva poco da invidiare, in quanto a crudeltà, al nazifascismo degli Hitler e dei Mussolini.

Ma quello che forse è ancora peggio è che questa autoproclamatasi sinistra liberale e libertaria ha continuato, anche dopo la caduta del regime di Saddam, a boicottare tutti i tentativi di rendere possibile il ritorno alla normalità del paese tramite lo svolgimento di libere elezioni, l’approvazione di una nuova costituzione, la repressione del terrorismo e il tentativo controrivoluzionario di riportare al governo del paese il regime fascista liquidato dall’intervento alleato. A ogni scoppio di bomba terrorista — in un mercato, un bar, un ristorante, una moschea rivale — a ogni massacro perpetrato contro le forze militari occidentali o contro altri musulmani, militari o civili, dai giornali lib-lab si leva un coro compiaciuto di “l’avevamo detto noi”, ricordo crudele dell’ironico “si stava meglio quando si stava peggio” del nostro ultimo dopoguerra.

Quella sinistra che un tempo invocava l’internazionalismo proletario e l’esportazione della rivoluzione per il bene dell’umanità, e che in tal nome ha per decenni difeso a spada tratta altri regimi sanguinari quali quelli di Ioseb Jughashvili detto Stalin in Unione Sovietica e di Mao Tse-Tung in Cina, ora si piega su se stessa e si riduce a una comunità di benpensanti egoisti che ha come unica parola d’ordine quella di lasciare che i disperati, i perseguitati, i massacrati se la sbrighino tra di loro — in Yugoslavia come nel Darfur, in Somalia come in Iraq.

E’ questo il vero “negazionismo” di oggi. Quello che ha portato la sinistra del mondo, unita soltanto dalla bandiera del comune anti-americanismo, espressione massima di un anti-occidentalismo suicida, a ergersi a difensore dei fascismi del mondo, a proclamare da una parte la condanna del terrorismo quando questo è astratto, ma dall’altra a scusare i terroristi “che non sanno quello che fanno”, se non addirittura a inventarsi fandonie quale quella che vorrebbe l’attentato alle dell’11 settembre 2001 alle Twin Towers di New York il risultato di una congiura giudeo-pluto-americana. Questo è il vero “negazionismo” globale, incredibilmente giustificato e aiutato dalla sinistra benpensante, da cui oggi dobbiamo guardarci e che dobbiamo combattere, non quello di quei pochissimi, storici e non, che continuano a far finta di non sapere a che cosa servissero i forni crematori di Auschwitz e di Treblinka.