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Giudici e legge di fronte al terrorismo islamico

 

 

Marzo 2006, pp. 141

  

 

 

 

Recenti provvedimenti giudiziari in tema di terrorismo islamico hanno sollevato polemiche e controversie, poiché contengono artificiose distinzioni fra terroristi e guerriglieri, non considerano in modo adeguato l’identità e le caratteristiche delle organizzazioni che praticano il jihad, forniscono letture ambigue di programmi criminali. Tutto ciò pone interrogativi: senza generalizzare e tenendo conto di quanto di positivo è stato fatto fino ad oggi, i giudici italiani che si occupano della materia sono nel loro insieme culturalmente attrezzati ad affrontare questo tipo di terrorismo? In che modo le scelte del governo e del parlamento possono favorire decisioni meno contraddittorie e più efficaci?

E’ lecito aprire un dibattito sereno e documentato sull’argomento, senza essere accusati di ledere l’autonomia della magistratura? Si può puntare a un equilibrio, sul terreno del contrasto, fra l’esigenza di “arrivare prima” e la necessità di non punire la mera intenzione? Le pagine di questo volume partono dall’esame di alcune delle più significative sentenze e ordinanze degli ultimi mesi e individuano piste di approfondimento e ipotesi di lavoro ad ampio spettro, senza escludere modifiche legislative. Il tutto avendo presente la posta in gioco: la difesa delle nostre vite e della nostra civiltà.

 
Indice

Introduzione

di Giuseppe Pisanu

1. Arrivare prima

2. La toga e il Corano

3. 100 ricette per disapplicare la “Bossi-Fini”

4. Giudici, CSM e formazione

5. Contro il terrorismo: il lavoro del Parlamento

6. Tra riforma dei servizi e procura antiterrorismo: i temi dei prossimi interventi normativi

7. Vincere le sfide dell’integrazione