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Il Centrodestra c’è, e vuole esserci. Alle prossime elezioni, che siano in autunno o alla scadenza naturale della legislatura, lo schieramento di centrodestra non vuole soltanto partecipare, vuole vincere e governare, e per farlo deve tornare a unirsi. Continuano (dopo il risultato francese forse con più convinzione) le prove tecniche di unità, e l’esercizio si fa sulle questioni che più toccano i cittadini, come appunto sicurezza e immigrazione; questioni che richiedono progettualità e scelte politiche coraggiose.

Sono  problemi epocali quelli che aspettano al varco il centrodestra, e che questo schieramento dovrà affrontare  se verrà chiamato alla guida del Paese. C’è tutto da ricostruire dopo i fallimenti accumulati su un tema strategico come l’immigrazione dai governi di centrosinistra, arroccati su quel mantra dell’accoglienza che non va certo negata – continueremo a salvare vite umane quando è necessario – ma che è soltanto una risposta  all’emergenza umanitaria, non una politica. Di sicurezza e immigrazione si è parlato ieri al convegno organizzato a Roma dalle fondazioni presiedute da Quagliariello e Matteoli, a cui hanno partecipato Meloni, Toti, Salvini, Fitto e Massimo Gandolfini, leader del Family Day.

Nel dibattito è stato chiaro come le differenze siano in realtà facilmente componibili, e come i protagonisti del centrodestra, proprio sui nodi più scottanti e concreti, siano capaci di dialogo e di accordo, trovando momenti di sintesi. Un appello all’unità del centrodestra lo ha lanciato proprio Gandolfini che ha sostanzialmente detto: noi non possiamo riconoscerci nel Pd o nei 5stelle, sostenitori di un modello antropologico che ci è estraneo e che riteniamo catastrofico per il presente e soprattutto per il futuro, per i nostri figli. L’unico interlocutore può essere il centrodestra, che, se è unito, può vincere e farsi interprete anche delle richieste e delle speranze del nostro popolo.

La voglia di unità, e la naturale convergenza, sui temi caldi come immigrazione e sicurezza, dei leader presenti al dibattito, si arena però su un dubbio fondamentale per la politica: con quali regole giocheremo, con quale legge elettorale si andrà a votare? Il problema, anche se non era il tema centrale del dibattito, è inevitabilmente affiorato. Dopo il fallimento del referendum renziano e l’afflosciarsi dell’Italicum, nonostante la ferma posizione di Mattarella (che non intende andare alle elezioni senza una legge che sia almeno coerente tra Camera e Senato), la legge ancora non si vede. Al momento salgono le quotazioni di un “Italicum corretto”, ma non si capisce ancora cosa ne pensi il partito che ha la golden share sul governo, il Pd, e se davvero le altre forze che hanno preso in contropiede il segretario Renzi, per prima Forza Italia, saranno in grado di portare avanti e senza spaccature, fino in fondo, le proprie proposte.

Ma d’altra parte non ci si può neanche impiccare alla legge elettorale, facendone lo spartiacque di ogni decisione futura. “Anche se si andasse a votare con il sistema attuale – ha detto Quagliariello  –, dobbiamo tentare di vincere e dare una speranza e una risposta di governo al nostro Paese. Diamoci regole per stare insieme, diamoci un programma comune e presentiamoci tutti insieme in un partito unico di coalizione, facendo delle nostre differenze una ricchezza e trovandoci su un orizzonte ideale e programmatico condiviso. Sarebbe la migliore risposta da dare a un Paese che chiede di essere governato”. E Toti ha rincarato la dose, prima definendo “stucchevole” la diatriba sulla legge elettorale, e poi spiegando: “Potremmo dire fin da ora che troveremo il modo di andare uniti al voto, qualunque sia la legge elettorale che si farà”.

Della serie, vediamo se e come andrà avanti il dibattito sulla legge elettorale, quali saranno le soluzioni tecniche, ma per affrontare sia in campagna elettorale che, potenzialmente, alla guida del Paese, questioni decisive come l’immigrazione, dobbiamo avere le idee chiare, trovare realmente unità di intenti e di proposte. Più questa visione sarà chiara agli elettori, più il centrodestra potrà essere unito e competitivo, qualunque sia, alla fine, la legge con cui si andrà al voto.

 

Articolo tratto da L’Occidentale.it