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di Lucia Bigozzi

 

Ripartire dal Nord-Est. Da quella ricetta di sviluppo fondata su famiglia, impresa, comunità. Ripartire da qui per declinare il concetto di sviluppo contro l’idea declinista ai tempi della crisi. E’ l’appello lanciato dall’ex ministro Maurizio Sacconi promotore dell’Associazione Magna Carta Nord-Est inaugurata oggi a Trebaseleghe, in provincia di Padova. Perché, spiega Gaetano Quagliariello presidente onorario della Fondazione Magna Carta “il Nord Est è un esempio, un paradigma dal punto di vista dei valori per fondare la crescita non solo sull’economia, ma su radici più profonde”.

Già, le radici: impresa ma anche famiglia che resta il motore fondamentale dello sviluppo e della solidarietà. Non è un caso che alla tavola rotonda sul tema “Famiglia, impresa, credito, comunità” abbiano preso parte oltre un centinaio di imprenditori impegnati ogni giorno a fare i conti con la crisi; esponenti delle istituzioni e del mondo produttivo e bancario (tra gli altri i presidenti di Banca Mediolanum Ennio Doris e di Mps Alessandro Profumo), l’arcivescovo di Trieste, monsignor Crepaldi che ha evidenziato il modello valoriare di una terra tanto generosa e operosa. E forse non è un caso che proprio da qui il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli abbia annunciato un imminente decreto sulla compensazione tra crediti e debiti, tema sostenuto con forza dal Pdl e ora tradotto in atto del governo.

Proprio il Nord-Est “è stato un esempio importante di crescita basata su alcuni fondamenti fortemente radicati nella storia. Oggi bisogna ripartire da qui, si esce dalla crisi solo se diamo un elemento di vitalismo al Paese che però, appunto, si basa su radici solide come quelle che contraddistinguono il Nordest e che devono essere la forza vincente per l’Italia”, esorta Quagliariello. Dunque, un modello da esportare, da estendere al resto del paese, e la sua cifra è racchiusa nel concetto che il vicepresidente dei senatori Pdl più volte riprende nella sua relazione: basta con il declinismo, con l’idea cioè che si esce dalla crisi solo con il declino per arrivare al pareggio di bilancio. No, non è solo questo: rigore ma anche crescita e misure ad hoc per favorirla, sostenerla, diffonderla.

Ed è in questo contesto che Grilli anticipa ciò che il governo predisporrà entro la prossima settimana: il decreto sulla compensazioni. “Sarà un meccanismo semplice basato su due moduli elettronici approntati dalla Consip – spiega Grilli -. Questa certificazione unica permetterà sia lo sconto dei crediti presso le banche (per cui si sta realizzando una convenzione) ma anche la compensazione con i debiti iscritti a ruolo con il fisco”.

E’ un segnale importante, certo non risolutivo per l’economia ma è un fatto che come dice Grilli si cerchi “di rimuovere l’ostacolo”. Quello stesso ostacolo denunciato ormai da settimana dal segretario del Pdl Alfano che ha proposto ciò che ora l’esecutivo di appresta a fare. E sul quale Quagliariello osserva: “La decisione del governo certifica la bontà della linea del Pdl e ci indica la strada da seguire fino alla fine della legislatura: incalzare il governo, incidere sulle sue scelte”. Messaggio chiaro rivolto anche al partito dove un giorno sì e l’altro pure c’è chi si appassiona sulla spina da staccare al governo. No, piuttosto occorre usare questo tempo “non per dilaniarci sul sostegno all’esecutivo ma per proporre al Paese un’idea di Italia e di Europa per i prossimi cinque anni”, è l’esortazione del vicepresidente dei senatori Pdl.

Dunque, sarà “possibile il processo di certificazione dei crediti ai fini di compensazione dei debiti iscritti a ruolo. Questa certificazione si potrà usare sia ai fini dello sconto pro-solvendo alle banche nel caso di ritardo dei pagamenti o come documento per effettuare questa compensazione nel caso si abbiano debiti iscritti a ruolo con la nostra agenzia tributaria. Per questo chi è in ritardo si può assestare. Se lo stato è in ritardo a pagare e il contribuente è in ritardo a pagare, questi due ritardi si possono compensare” aggiunge il viceministro Grilli per il quale “la nostra non è un’economia al collasso” ricordando che “un terzo del mercato dell’export nel mondo vede le nostre imprese tra le prime cinque” e come ci voglia “un cambiamento nell’architettura economica ed industriale che va ripensata guardando al futuro”.

L’altro aspetto significativo che si può cogliere dal ragionamento del viceministro è che se la crisi non è superata e dunque occorre ancora procedere con attenzione e rigore, è altrettanto vero che questa consapevolezza deve riguardare tutti. Passaggio nel quale si può leggere un critica, ancorchè implicita, sia sul dossier articolo 18 che su quello della pubblica amministrazione.

Per Sacconi è fondamentale potenziare la vocazione all’internazionalizzazione seguendo il ‘modello’ Nord Est perché in esso “più che altrove, si rinvengono un ancor forte legame con i valori della tradizione e una diffusa vocazione all’internazionalizzazione, via necessaria per crescere raggiungendo consumatori emergenti lontani”. L’ex ministro del Welfare sottolinea poi come “la nuova associazione aderente alla Fondazione Magna si dedicherà al binomio tradizione-internazionalizzazione con riferimento alla leva del credito. Famiglia e comunità territoriale costituiscono gli elementi della tradizione che possono ancora consentire la nascita di nuove imprese, la coesione sociale nelle difficoltà, la proiezione internazionale attraverso un’adeguata dotazione di capitale umano e un supporto finanziario fondato sulla prossimità che consente valutazioni più efficaci del merito di credito”.

Ed è in questa visione che si colloca il principale strumento dell’Associazione, la “Scuola per il Bene Comune” rivolta all’educazione morale e professionale dei nuovi amministratori della cosa pubblica in un tempo di straordinari cambiamenti”.

Particolarmente ricca di spunti e riflessioni la relazione dell’arcivescovo di Trieste monsignor Crepaldi che ha insistito sul patrimonio di valori, solidarietà, operosità della gente del Nord-Est il cui cardine è e resta la famiglia e la tradizione. E’ in un passaggio della sua analisi che si può cogliere come e quanto nell’attuale fase di difficoltà sia importante rilanciare lo sviluppo contrapponendolo alla decrescita, schema quest’ultimo che avrebbe rallentato per molti mesi la stesura finale dell’Enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI (alla quale l’Arcivescovo di Trieste ha lavorato), anche attraverso un certo pressing affinchè il Vaticano lo facesse proprio. L’aver puntato, invece sullo sviluppo, anche con lo sdoganamento del concetto di mercato, si è rivelata una scelta lungimirante che, al termine di una querelle interna, Papa Ratzinger ha definitivamente consacrato.