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Imposta, individuo, comunità

 

Gennaio 2007, pp. 32

 

L’imposta per essere valida deve rispettare il trincio di legalità e non seguire l’arbitrio del sovrano e deve inoltre rispettare i diritti primari delle persone. Ma, ecco, il punto di vista di Forte, l’imposta non va pagata per un obbligo di solidarietà sociale, esse sono “il prezzo che il cittadino paga per i beni che egli decide di produrre tramite l’operatore pubblico… che non ritiene possibile o conveniente soddisfare attraverso il mercato”; produzione che riguarda principalmente i beni di natura collettiva. L’imposta equa è definita, quindi, dal punto di incontro fra la domanda di beni e servizi pubblici e il loro costo valutato dai cittadini stessi, tesi che si rifà alla scuola liberale italiana di scienza delle finanze che vide in De Viti de Marco  e Luigi Einaudi due tra i precursori di quella scuola dell’economia pubblica che fiorì negli Stati Uniti negli anni Sessanta. Se, al contrario, la tassazione esce al di fuori dello schema dell’“etica della giusta imposta”, se cioè  lo stato viola il principio di scelta democratica e di destinazione di pubblica utilità, come nel caso dell’ultima finanziaria, si entra nel campo delle entrate pubbliche irrazionali e prive di causa.

Ecco la necessità di arrivare ad una “costituzione fiscale” che salvaguardi la libertà dell’individuo e ponga un limite all’invadenza dello stato che premia la rendita e punisce l’intrapresa privata.

 

Indice

L’etica della tassazione. Imposta, individuo, comunità

Lectio magistralis tenuta a Firenze, il 27 gennaio 2007 in occasione della presentazione del Circolo dei liberi – Federato con Magna Carta per la Toscana.