07 Luglio 2008  

Appello alla ragione per un nuovo rapporto tra politica e giustizia

Redazione

 

Noi sottoscritti crediamo che gli attuali conflitti tra politica e giustizia meritino pacatezza e raziocinio, e non prese di posizione oltranziste assunte da intellettuali che si ritengono a priori, sempre e comunque, dalla parte del “bene”, della moralità, della Costituzione “minacciata”. Da uomini liberi e responsabili, pensiamo che il muro contro muro in nome di principi assolutizzati non giovi a nessuno, così come riteniamo ingenuo ricondurre ogni tensione tra politica e giustizia a un referendum pro o contro Berlusconi.

Pensiamo che l’indipendenza della magistratura e dell’attività giurisdizionale devono essere bilanciate con la difesa della separazione dei poteri e del principio della sovranità popolare, che affida a chi ha vinto le elezioni il diritto di governare, e a chi è all’opposizione il diritto di candidarsi a succedergli mediante la proposizione di programmi alternativi, nella convinzione che ciò rafforzerebbe quegli strumenti di controllo e bilanciamento in grado di limitare l’esercizio del potere politico già previsti dal nostro sistema costituzionale. Da uomini liberi e responsabili, riteniamo che tutto ciò sia ancora più importante in un momento in cui le difficoltà crescenti richiedono un’incisiva azione di governo, immune da quella spirale di inefficienze, indecisioni e supplenze indesiderate che l’Italia ha già abbondantemente patito.

Per tutte queste ragioni, crediamo che siano aprioristiche e perciò dannose posizioni oltranziste nei confronti di misure come il cd. “Lodo Alfano”, che si sforzano di bilanciare ragionevolmente i diversi interessi in gioco in quel conflitto tra politica e giustizia che dura da ormai troppi anni e al nostro Paese è costato la perdita di innumerevoli opportunità di crescita e sviluppo. Nel rispetto delle indicazioni fornite a suo tempo dalla Corte costituzionale e come indicato pochi giorni fa dello stesso Capo dello Stato, il “Lodo” mira a garantire una temporanea immunità ai soggetti investiti delle cariche politico-istituzionali più importanti. Consente a chi ha responsabilità di governo di dedicarsi a esse con la necessaria serenità e il dovuto impegno, senza per questo pregiudicare il principio dell’eguale soggezione di tutti alla legge penale.

Riteniamo che sottovalutare queste esigenze presenti il rischio di far precipitare il Paese in vere e proprie emergenze istituzionali, nella contingenza economica oltretutto meno adatta. Anche questa, ne siamo fortemente convinti, è una preoccupazione che deve animare chi ha a cuore la Costituzione e i suoi principi.

 

Primi firmatari

Annibale Marini

Giuseppe de Vergottini

Giorgio Lombardi

Beniamino Caravita di Toritto

Giovanni Pitruzzella

Nicolò Zanon

Paolo Armaroli

Agostino Carrino

Fabrizio Cassella

Luisa Cassetti

Alessandro Catelani

Ginevra Cerrina Feroni

Achille Chiappetti

Raffaele Chiarelli

Claudio Chiola

Fabio Cintioli

Mario Comba

Tommaso Edoardo Frosini

Marco Galdi

Felice Giuffrè

Guido Guidi

Giampaolo Ladu

Vincenzo Lippolis

Aldo Loiodice

Luigi Melica

Luca Mezzetti

Roberto Nania

Ida Nicotra

Pier Luigi Portaluri

Giulio M. Salerno

Ciro Sbailò

Antonella Sciortino

Giorgio Spangher

Michele Spremolla

Federico Tedeschini

Vincenzo Tondi della Mura

Marco Villani