Appello alla ragione per un nuovo rapporto tra politica e giustizia
Noi sottoscritti crediamo che gli attuali conflitti tra politica e giustizia meritino pacatezza e raziocinio, e non prese di posizione oltranziste assunte da intellettuali che si ritengono a priori, sempre e comunque, dalla parte del “bene”, della moralità, della Costituzione “minacciata”. Da uomini liberi e responsabili, pensiamo che il muro contro muro in nome di principi assolutizzati non giovi a nessuno, così come riteniamo ingenuo ricondurre ogni tensione tra politica e giustizia a un referendum pro o contro Berlusconi.
Pensiamo che l’indipendenza della magistratura e dell’attività giurisdizionale devono essere bilanciate con la difesa della separazione dei poteri e del principio della sovranità popolare, che affida a chi ha vinto le elezioni il diritto di governare, e a chi è all’opposizione il diritto di candidarsi a succedergli mediante la proposizione di programmi alternativi, nella convinzione che ciò rafforzerebbe quegli strumenti di controllo e bilanciamento in grado di limitare l’esercizio del potere politico già previsti dal nostro sistema costituzionale. Da uomini liberi e responsabili, riteniamo che tutto ciò sia ancora più importante in un momento in cui le difficoltà crescenti richiedono un’incisiva azione di governo, immune da quella spirale di inefficienze, indecisioni e supplenze indesiderate che l’Italia ha già abbondantemente patito.
Per tutte queste ragioni, crediamo che siano aprioristiche e perciò dannose posizioni oltranziste nei confronti di misure come il cd. “Lodo Alfano”, che si sforzano di bilanciare ragionevolmente i diversi interessi in gioco in quel conflitto tra politica e giustizia che dura da ormai troppi anni e al nostro Paese è costato la perdita di innumerevoli opportunità di crescita e sviluppo. Nel rispetto delle indicazioni fornite a suo tempo dalla Corte costituzionale e come indicato pochi giorni fa dello stesso Capo dello Stato, il “Lodo” mira a garantire una temporanea immunità ai soggetti investiti delle cariche politico-istituzionali più importanti. Consente a chi ha responsabilità di governo di dedicarsi a esse con la necessaria serenità e il dovuto impegno, senza per questo pregiudicare il principio dell’eguale soggezione di tutti alla legge penale.
Riteniamo che sottovalutare queste esigenze presenti il rischio di far precipitare il Paese in vere e proprie emergenze istituzionali, nella contingenza economica oltretutto meno adatta. Anche questa, ne siamo fortemente convinti, è una preoccupazione che deve animare chi ha a cuore la Costituzione e i suoi principi.
Primi firmatari
Annibale Marini
Giuseppe de Vergottini
Giorgio Lombardi
Beniamino Caravita di Toritto
Giovanni Pitruzzella
Nicolò Zanon
Paolo Armaroli
Agostino Carrino
Fabrizio Cassella
Luisa Cassetti
Alessandro Catelani
Ginevra Cerrina Feroni
Achille Chiappetti
Raffaele Chiarelli
Claudio Chiola
Fabio Cintioli
Mario Comba
Tommaso Edoardo Frosini
Marco Galdi
Felice Giuffrè
Guido Guidi
Giampaolo Ladu
Vincenzo Lippolis
Aldo Loiodice
Luigi Melica
Luca Mezzetti
Roberto Nania
Ida Nicotra
Pier Luigi Portaluri
Giulio M. Salerno
Ciro Sbailò
Antonella Sciortino
Giorgio Spangher
Michele Spremolla
Federico Tedeschini
Vincenzo Tondi della Mura
Marco Villani