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Abbiamo visto, nelle foto dopo la scossa di terremoto di questa mattina, la cattedrale di Norcia a pezzi, e sappiamo che le vittime sono state evitate per miracolo, grazie all’ora legale. Non è la sola chiesa del piccolo paese umbro ad essere crollata, il centro è chiuso, gli abitanti evacuati. Immagni toccanti, che abbiamo purtroppo già visto ad Amatrice e ad Arquata, immagini che, anche laddove non ci sono morti, addolorano e colpiscono al cuore, perchè è la straordinaria bellezza della provincia italiana che viene ferita.

Ma Norcia non è solo questo, non è solo uno dei tanti meravigliosi piccoli centri del nostro paese, scrigno di tesori artistici e architettonici, testimonianze di una storia millenaria. Norcia è il cuore della cristianità europea, la patria di San Benedetto e Santa Scolastica. E’ da qui che, in un mondo senza più certezze, dopo la fine dell’impero che aveva costituito il perno dell’Occidente e della sua cultura, il santo è partito per ricostruire dalle radici spirituali un’Europa smarrita, una civiltà senza più riferimenti.

Come ha scritto Papa Ratzinger: “Abbiamo bisogno di uomini come San Benedetto da Norcia, il quale, in un tempo di dissipazione e di decadenza, si sprofondò nella solitudine più estrema, dopo tutte le purificazioni che dovette subire, fino a risalire alla luce,  ritornare e fondare Montecassino, la città sul monte che, con tante rovine, mise insieme le forze dalle quali si formò un mondo nuovo. Così Benedetto, come Abramo, diventò padre di molti popoli. Le raccomandazioni ai suoi monaci poste alla fine della sua regola, sono indicazioni che mostrano anche a noi la via che conduce in alto, fuori dalle crisi e dalle macerie”.

Non possiamo dire più di così: non possiamo lasciare Norcia e la sua cattedrale tra le crisi e le macerie.