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Con l’uccisione in Pakistan del leader di Al Qaeda, Osama bin Laden, la tragedia dell’11 Settembre e i dieci anni di caccia al nemico pubblico numero uno dell’America sono tornate di bruciante attualità. Ma dopo una notte euforica in cui gli americani hanno festeggiato – in nome di una giustizia ritrovata – la fine di un incubo, non tutte le paure che il fantasma di Osama incarnava sono scomparse.

L’America e i suoi alleati adesso dovranno rispondere a nuove, cruciali, domande. Quale sarà il futuro di Al Qaeda, che già minaccia nuovi attentati? Come evolveranno il terrorismo islamico e quella galassia di sigle che si ispirano all’islamismo fondamentalista? E ancora, come cambieranno i rapporti tra Pakistan e Usa, dopo la scoperta che bin Laden si nascondeva in una villa nella città di Abbottabad – a due passi dalla “West Point” pakistana? Tutte questioni su cui è fondamentale riflettere.

Gli americani sono scesi in piazza per rovesciare i simboli del passato e guardare con più ottimismo al futuro ma, prima di loro, a ribellarsi ai regimi e al terrore islamista erano già stati i giovani, le donne e tutti quegli arabi che negli ultimi mesi hanno cambiato volto al Medio Oriente e al Nordafrica, dall’Egitto alla Tunisia, dalla Siria allo Yemen.

Per provare a raccontare cos’è accaduto in questi anni e sbrogliare una trama dai risvolti così complessi, il 26 maggio 2011, alle 18.30, la fondazione Magna Carta ospita lo storico e giornalista americano Michael Ledeen, uno dei massimi esperti a livello mondiale di politica estera USA e di relazioni internazionali, di terrorismo islamico e di Iran. Di Ledeen in questa sede conviene solo ricordare il titolo, inequivocabile, della rubrica che pubblica periodicamente sulla stampa Usa, “Faster, Please!”. Un’allusione e un invito l’Occidente perché faccia presto, si dia una mossa, per riuscire a stare dietro agli eventi che sconvolgono il mondo arabo, magari con la capacità di anticiparli. 

Profondo amante e conoscitore dell’Italia e della sua storia, in occasione della rassegna “Dialoghi diVini”, il professor Ledeen presenterà il suo ultimo libro, “Virgil’s Golden Egg and Other Neapolitan Miracles: An Investigation into the Sources of Creativity”. Un racconto che, partendo dall’affascinante leggenda dell’uovo d’oro di Virgilio, offre una caleidoscopica esplorazione della vita, della morte e della creatività partenopea. A moderare l’incontrio, il direttore de L’Occidentale, Giancarlo Loquenzi.

Michael A. Ledeen è uno storico e giornalista americano, già consulente del Dipartimento di Stato USA ed autore di una serie di libri decisivi per comprendere il ruolo giocato dall’America durante e dopo la Guerra Fredda. Freedom Scholar prima all’American Enterprise Institute ed oggi alla Foundation for Defense of Democracies, Ledeen è editorialista per la National Review ed il Wall Street Journal. In passato ha vissuto anche in Italia, un Paese che conosce ed ama, dov’è stato visiting professor presso l’Università La Sapienza di Roma. Collaboratore di Renzo de Felice, si è specializzato nella storia del fascismo italiano. È autore di molte opere e pubblicazioni, tra le quali segnaliamo le più recenti: Accomplice to Evil: Iran and the War against the West (2009), The Iranian Time Bomb (2007), The War against the Terror Masters (2003), Tocqueville and the American Character (2001), Machiavelli on Modern Leadership (1999), Freedom Betrayed (1996).

Leggi una selezione degli articoli di Michael Ledeen:

La prima cosa da fare contro Gheddafi: (ri)bombardare la Libia, di Michael Ledeen, 26 febbraio 2011. Dal momento che i nostri leader non sanno proprio cosa fare in Libia, vediamo di suggerire loro qualche idea. La prima cosa da fare è privare Gheddafi del maggior numero possibile di strumenti di distruzione di massa. Il più ovvio tra questi è l’aeronautica militare libica, una piccola e ormai superata collezione di velivoli, molti dei quali starebbero bene in un museo. (Faster, Please!)

A Bagdad in carro armato: l’ultimo desiderio di Oriana Fallaci, di Michael Ledeen, 11 settembre 2010. Aveva un intuito sorprendente nel capire quel che rende unica l’America e, a differenza della maggior parte degli intellettuali europei, vi si trovava molto bene. L’attacco dell’11 settembre alla città di New York – la sua New York – la fece infuriare e forse la spaventò. Scrisse La rabbia e l’orgoglio, il celebre articolo sul «Corriere», e poi il libro, in uno stato di profonda emozione. Capiva bene noi americani e sapeva che la maggior parte dei suoi lettori non ci capiva. (Corriere della Sera)

Il regime mostra le sue crepe: il momento rivoluzionario continua, di Michael Ledeen, 28 agosto 2010. Il regime iraniano ama vantare la propria potenza militare, l’impatto internazionale e il suo controllo sulla situazione interna. Gran parte di tutto ciò è accettato dagli esperti stranieri, ma di fatto il regime si trova in difficoltà. I leader iraniani hanno perso legittimità agli occhi della gente, sono incapaci di gestire i numerosi problemi del paese, si trovano di fronte a un’opposizione in crescita e lottano apertamente gli uni contro gli altri.  (The Wall Street Journal)

Francesco Cossiga: un grande spirito italiano, di Michael Ledeen, 21 agosto 2010. Ho avuto modo di conoscere piuttosto bene Cossiga, uno dei politici italiani più schietti e amati. Sono sicuro che oggi il dolore sia grande. Francesco ha agito bene, dimostrando buon carattere, grande spirito e serietà di pensiero. Di leader così non ce ne sono molti. (Faster, Please!)

(a cura di Carolina de Stefano)