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“Non si tocca niente”. La lobby dei baroni può mettersi l’anima in pace: il decreto sull’università non si tocca. A partire dalle nuove regole sulla trasparenza dei concorsi. “Martedì, d’accordo con il ministro e il relatore, i gruppi della maggioranza hanno deciso di blindare questa parte della riforma”, annuncia Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo del PdL al Senato. La norma con le nuove modalità per il reclutamento dei professori universitari, rivela, “è quella che ha corso più rischi in commissione”, dove sono stati presentali circa 140 emendamenti, “E’ evidente che la regola che prevede per la composizione delle commissioni esaminatrici il sorteggio su un triplo dei docenti comporta problemi tecnici, ma il rischio era che si utilizzassero queste difficoltà per edulcorare l’emblematicità di quella norma”.

Come avete sciolto il nodo?

“Laddove in alcuni settori disciplinari non ci fosse il triplo dei docenti da cui sorteggiare i quattro ordinari per la composizione della commissione esaminatrice, l’estrazione avverrebbe tra tutti i docenti disponibili».

Che ne sarà della richiesta, bipartisan, di introdurre la presenza degli associati accanto agli ordinari nelle commissioni?

“Questa è una norma emblematica contro un modo di gestire i concorsi che non ha promosso il merito. Noi vogliamo dire: “L’università negli ultimi anni ha prodotto nepotismo e concorsi chiacchierati. Cambiamo strada”. Ma un emblema è tale se resta intatto. Ecco perché la norma deve rimanere così com’è. Poi, quando si farà la riforma complessiva, discuteremo”.

Lei ha ammesso che la riforma ha corso pericoli. È stato giusto, allora, lanciare l’allarme sul peso della lobby dei professori?

“Ricordo il partito trasversale che si attivò per annacquare la riforma Moratti. L’allarme è stato giustificato: su questo è in gioco la linea del governo. Non possiamo consentire in alcun modo che anche questa diventi l’ennesima occasione persa”.

La petizione lanciata dai giovani di Forza Italia e da Libero a sostegno della riforma e del diritto allo studio ha superato le 100mila adesioni e incassato anche la firma di Silvio Berlusconi: obiettivo raggiunto?

“All’inizio i riflettori mediatici sono stati tutti per le occupazioni e i cortei anti-riforma. Poi è partita la mobilitazione della “maggioranza silenziosa”. E la situazione si è ribaltata. La firma del presidente del Consiglio è il riconoscimento che abbiamo lavorato bene”.

(Tratto da Libero del 26 Novembre 2008)