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di Francesca Burichetti e David Mazzerelli

 

Il blog di Beppe Grillo è tra i 100 siti Internet più visitati in Italia, ma l’onda arriva da lontano: già nel 2008 si era posizionato al nono posto nella classifica pubblicata dall’Observer sui blog più influenti al mondo. La sua pagina Facebook conta oggi più di un milione e duecento mila fan e il suo account Twitter è seguito da quasi 1 milione di followers. Insomma, Grillo fenomeno della rete, Grillo fenomeno delle piazze, Grillo fenomeno alle urne che mette in imbarazzo Bersani e mezza Europa. Grillo fenomeno da baraccone per l’Economist che titola “Send in the clowns” con riferimento all’infelice uscita del prossimo candidato premier tedesco.

Grillo però è anche al momento il personaggio di apertura di tutti i giornali, i Tg e i talk di approfondimento politico. Tutti lo conoscono eppure lui non è mai andato in tv. O almeno così dicono.

Che cosa si cela dietro a questa paradossale situazione? Più di che cosa, forse bisognerebbe chiedersi chi: Gianroberto Casaleggio, imprenditore italiano e “guru” della comunicazione in rete, oltre che co-fondatore del “MoVimento 5 Stelle”, è l’uomo che ha fatto di Beppe Grillo, da mattatore di “Fantastico” e comico che spaccava i PC negli spettacoli teatrali quale era, un personaggio cross mediale. Grillo 2.0 è una sorta di “nutella mediatica”: un leader da spalmare su tutti i mezzi di comunicazione, pur partendo da Internet.

Il Web è soltanto il punto di inizio della strategia narrativa di “Peppe”. Fin dai tempi del Popolo Viola e dei V-Day, la rete è stata utilizzata come strumento aggregativo ed organizzativo. Nella rete si arruolavano i militanti, nella rete si coinvolgevano e si fidelizzavano, dando loro l’impressione di essere parte di un progetto aperto e di essere loro stessi al centro del dibattito.
Ma l’obiettivo era un altro: andare oltre i confini virtuali, rendere tutto reale. La vera forza della comunicazione 2.0 di Grillo – come quella del primo Obama del resto – non risiede nella rete in sé, ma nella capacità di utilizzare i social media e i blog per mobilitare le persone, per portarle fisicamente nelle piazze, a manifestare. Tutte le volte una nuova sfida: tutte le volte un numero più grande di partecipanti. E così via, fino alle cabine elettorali.

Quella della coppia Grillo-Casaleggio è stata una strategia in tre fasi:

  1. usare i new media per ideare e creare l’evento;
  2. creare l’evento per creare una notizia impossibile da non coprire mediaticamente;
  3. creare la notizia per richiamare i media tradizionali: TV, radio e stampa in primis.

Se è vero, come molti hanno osservato, che il M5S pecca di democrazia interna ed è un partito fortemente verticistico, è altrettanto vero che è stato l’unico movimento in grado di sfruttare le dinamiche della comunicazione orizzontale, lasciando ai suoi sostenitori un’ampia “libertà di narrazione”. Mentre, infatti, i candidati sono fortemente vincolati alle direttive del vertice e quasi mai gli è stato permesso di partecipare a dibattiti pubblici e di fare apparizioni televisive, i sostenitori sono sempre stati incentivati a raccontare le loro esperienze. E così gli eventi nelle piazze sono diventati un serbatoio di immagini e spunti narrativi per la rete. Proprio i partecipanti, smartphone e tablet alla mano, hanno rappresentato la prima grande cassa di risonanza di M5S.

Casaleggio sa bene che una comunicazione politica efficace per muovere l’elettorato deve prima muovere emozioni e le emozioni nascono dai racconti. Meglio ancora se i racconti sono personali. Perchè dunque non utilizzare la rete per raccontare migliaia di storie? La narrazione dei grillini ha preso forma proprio dal basso nelle svariate web community di Internet e ha cavalcato il forte mood di antipolitica che attraversava (e attraversa) la rete. I racconti degli utenti, fatti per immagini e micro testi emotivi, sono stati così capillari da condizionare i media tradizionali e costringerli a puntare i riflettori sul movimento. E i media tradizionali finiscono per mandare in onda i tweet, gli screenshot del blog, commentarne dei sostenitori, diffondere le foto e i video amatoriali. Insomma, la tv in Italia è ancora il mezzo principale per vincere le elezioni, ma Grillo ha scelto strategicamente di entrarci passando per una porta secondaria: il Web.

Tratto da:
http://www.likebreakfastcereal.it/