17 Agosto 2007  

Jihad: le radici

Redazione

Luiss University Press, 2004

Prima che il saggio ormai classico di Samuel Huntington sullo “scontro delle civiltà” infiammasse i dibattiti sul futuro dell’ordine mondiale, Luciano Pellicani scriveva che “non pochi fenomeni di dimensioni macroscopiche ci costringono a ritenere che la pacificazione del pianeta Terra all’insegna dei valori e delle istituzioni della democrazia liberale sia una prospettiva più simile a un wishful thinking che a una ragionata e ragionevole previsione. Fra tali fenomeni, quello più vistoso è il fondamentalismo islamico”. A distanza di 14 anni, la Luiss University Press ripropone questa riflessione coraggiosa sulle radici dello scontro tra Occidente e islamismo.

Che come il libro – corredato da una introduzione di Giovanni Sartori e arricchito da saggi di prominenti autori – dimostra, non è uno scontro ideologico come quello tra democrazia liberale e comunismo, che è stato essenzialmente un conflitto interno alla civiltà occidentale. Esso è invece eminentemente, appunto, scontro di civiltà. E parlare di civiltà significa chiamare in causa innanzitutto la religione, quel “determinato complesso di valori collettivi vissuti come permanenti e intoccabili; in una parola, come sacri”.

Il volume ricostruisce il fulcro della contrapposizione insanabile tra Occidente e Islam, identificandolo nel contatto travolgente tra la potenza “colonizzatrice” della civiltà occidentale fondata sul mercato – una potenza mai esistita prima nella storia umana – con la rigidità e la debolezza tipiche di quella islamica. È lì che vanno cercati i semi della reazione di rigetto dell’Islam nei confronti dell’Occidente, dell’inconciliabilità intrinseca dei due sistemi di valori, e del capovolgimento delle parti che contraddistingue la dinamica globale oggi: l’Occidente, da civiltà assediante, si è trasformato in fortezza assediata. E l’assedio non è quello di un manipolo di ideologi estremisti, come i sostenitori della tesi dell’“Islam moderato” propugnano; esso è invece la testa d’ariete sospinta da una grande civiltà rivale, quella islamica appunto, in cui la lettura più militante del Corano va imponendosi sullo sfondo di un rifiuto dell’Occidente che è generalizzato.

Afferma Sartori nella introduzione al volume che “siamo davvero al cospetto di un conflitto di civiltà che mette in gioco, per l’Islam, la sua intera identità culturale. E qui vorrei precisare che si tratta proprio di un conflitto di civiltà, non di un conflitto ideologico… Sì, tra Occidente e Islam il conflitto è anche religioso. Ma in modo asimmetrico. L’Occidente …è un mondo interamente laicizzato che non promuove e nemmemo capisce un conflitto religioso… Pertanto, lo scontro attuale è religioso e fideisticamente aggressivo da parte di uno dei contendenti”. Questo contendente è l’Islam, con un jihad che non ammette compromessi, perché una civiltà che si sente minacciata mira all’annientamento di quello che percepisce come il nemico.

Per l’Occidente che stenta a prendere coscienza della minaccia, questo volume che ne fornisce una lucida descrizione è perciò prezioso.