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Libertari, oggettivisti, liberali classici stanno tornando ad essere i protagonisti della stagione politica repubblicana nel 2011. Tagliare la spesa pubblica e abbassare le tasse, raggiungere il pareggio di bilancio e respingere la riforma sanitaria di Barack Obama, difendere i diritti degli Stati dallo strapotere del governo federale, proteggere i diritti dell’individuo dalla burocrazia, stanno diventando di nuovo i dogmi della destra americana.

In Europa si conosce molto poco questo insieme di filosofie politiche. La filosofa che più ispira i giovani combattenti per la libertà individuale è certamente Ayn Rand. Tuttavia, il candidato repubblicano che, da due anni, risulta il preferito in assoluto del popolo di destra è Ron Paul. Che è un libertario, seguace di un altro importante filosofo ed economista, ebreo come la Rand e suo allievo “eretico”: Murray Newton Rothbard.

Fra l’oggettivismo, la filosofia di Ayn Rand e il libertarismo, il sistema teorizzato da Rothbard, si fa moltissima confusione. Se si parla con un militante medio del Tea Party, molto spesso risponderà di appartenere ad entrambe le correnti, come se fossero intercambiabili. D’altra parte se si parla di tagli al budget, di sanità privata, di annullamento della pressione fiscale e di federalismo, il libertario e l’oggettivista sono indistinguibili. Provate però a gettare sul piatto il discorso sulla politica estera, tanto per fare l’esempio più eclatante, e vedrete che il randiano oggettivista vi parlerà da falco, a destra di Ronald Reagan. Mentre il libertario si tramuterà in una sorta di contestatore pacifista, a sinistra di Noam Chomsky. Per capire questi strani contrasti e cercare di abbozzare a qualche previsioni sul futuro della destra americana, abbiamo intervistato il filosofo oggettivista David Kelley, fondatore della Atlas Society.

Professor Kelley, l’ultima conferenza conservatrice, la Cpac 2011, era praticamente una convention libertaria. Che differenza c’è fra libertarismo e oggettivismo?

La filosofia politica degli oggettivisti è il libertarismo: Stato minimo, nessuna interferenza del governo nell’economia, nessuna violazione del diritto di proprietà individuale, libertà di espressione e di tutte le scelte individuali. L’oggettivismo, però, non è solo una filosofia politica. E’ un sistema completo, ha una sua metafisica, un’epistemologia, una morale e un’estetica, oltre a un pensiero politico. Che, in sé, non è neppure il principale degli aspetti di questa filosofia. Le idee politiche di Ayn Rand sono derivate dalla sua filosofia etica: il capitalismo di libero mercato e lo Stato minimo sono l’unico sistema politico in cui un uomo può vivere secondo la ragione e secondo la morale. Perché è l’unico in cui l’uomo può compiere azioni che sono il risultato del suo pensiero, può produrre e può scambiare con altri uomini liberi, creando rapporti su base volontaria, perseguire la propria felicità agendo nel proprio interesse di lungo periodo. Questi sono principi morali, prima di tutto. Ora: non tutti i libertari, che condividono queste idee politiche, sono oggettivisti. La maggior parte sono cristiani, molti sono relativisti. Il libertarismo, sotto questo aspetto, è una categoria molto più ampia rispetto all’oggettivismo. Dal punto di vista politico, moltissime organizzazioni libertarie e molti militanti, che pure non sono oggettivisti, vogliono lavorare assieme a noi, perché credono negli stessi valori fondamentali. Tutti i libertari, infatti, credono che l’individuo deve essere libero, deve agire in base alle sue scelte, che le relazioni debbano essere sempre volontarie. Il fatto che questo sistema di idee si stia affermando nel Tea Party è da giudicare molto positivamente. Ma, d’altro canto, ci sono alcuni libertari con cui non possiamo lavorare, perché evidenziano alcuni aspetti del loro pensiero con cui non potremmo mai essere d’accordo.

Chi sono i libertari con cui non potrete mai andare d’accordo?

Quelli più relativisti sui valori, prima di tutto. Quelli più relativisti, o soggettivisti, nel campo della conoscenza. Se credi che ogni conoscenza e ogni valore sia soggettivo, non puoi neppure credere nel valore oggettivo di una filosofia politica fondata sulla libertà individuale. Se ogni valore è soggettivo, vuol dire che chi si batte per la sua libertà e chi vuole imporre l’eguaglianza con la forza sono entrambi legittimi.

Milton Friedman è noto per il suo utilitarismo. Come rapportarsi con l’eredità di questo storico liberale classico?

Sì, Friedman è un utilitarista e un soggettivista morale. Che è una posizione molto adatta all’elaborazione di una teoria economica. Un economista non valuta le preferenze o i valori morali di produttori e consumatori, ma osserva come le preferenze interagiscono tra loro per creare stabilità o instabilità economica. Da un punto di vista puramente filosofico, in quanto oggettivista, non accetterò mai la mentalità collettivista degli utilitaristi, riassunta nella massima: la maggior felicità per il maggior numero di individui. Né il loro relativismo morale: sono convinto che un individuo possa compiere delle scelte che è lecito giudicare sbagliate. Tuttavia non nego che Milton Friedman sia un grande economista e io, personalmente, mi ritengo un suo fan. Friedrich August von Hayek è, invece, più problematico.

In che senso Hayek è un problema?

Perché… premetto: fu un grande economista. Ma ha scritto molto di più in campo filosofico. E nei suoi lavori, specie negli ultimi, emerge il suo pensiero di fondo: la morale non è oggettiva e non può essere scoperta dalla ragione, ma è generata dalla società.

Cosa pensa di Rothbard, che non era affatto relativista (era di scuola giusnaturalista), ma si trova sul versante opposto rispetto all’oggettivismo in molti aspetti fondamentali della filosofia politica?

Premetto di non essere un grande esperto di Murray Rothbard. Ho comunque letto i suoi libri e l’ho conosciuto personalmente, prima che morisse nel 1995. la base della sua filosofia è certamente affine all’oggettivismo. Ma ha finito per far coincidere molti dei suoi punti di vista con il soggettivismo. In alcuni casi è stato un compagno di strada della nuova sinistra, in altri dell’estrema destra. Non ho mai capito in base a quale logica si consideri coerente in tutto quello che ha scritto. Sul piano personale, adorava essere un provocatore. Se qualcosa poteva provocare sconcerto e scandalo, era il primo a sostenerla. Così come un trolley attira elettricità, lui attirava polemiche. I suoi argomenti erano controversi persino tra gli stessi libertari.

Rothbard, in politica estera, era un isolazionista convinto. Talmente convinto che, in alcuni casi, finisce per difendere i nemici degli Usa, fra cui la stessa Unione Sovietica. Come si spiega che un allievo della Rand (che era fin sciovinista nel suo occidentalismo) abbia finito per difendere i nemici degli Usa assieme alla nuova sinistra?

La ragione principale è che Rothbard era anarchico. Era un anarco-capitalista: tutto deve essere privatizzato e messo sul mercato, anche i servizi peculiari del governo che implicano l’uso della violenza, come la difesa, l’ordine pubblico e la giustizia. E’ molto difficile sostenere questa posizione di pura anarchia se sei consapevole che, altrove nel mondo, ci sono nemici con intenzioni molto aggressive nei confronti tuoi e del tuo governo. Da qui viene l’incentivo, tutto ideologico, a sminuire o negare del tutto la pericolosità di queste minacce. I libertari anarchici sono sostenitori di una politica estera non interventista. E non sono molto dissimili dagli oggettivisti: anche noi siamo contro uno Stato mondiale e siamo convinti che gli Usa non debbano svolgere il ruolo del poliziotto mondiale. Gli Usa devono proteggere i loro cittadini, agire egoisticamente per la loro sicurezza. Ma molti anarchici, condannando per principio l’esistenza di un esercito permanente, o di un ministero degli Esteri, vogliono credere che non vi sia alcun bisogno di mantenere in vita simili istituzioni. Vogliono credere che nessuno, nel mondo, sia in grado di minacciare la nostra esistenza e che i nostri nemici più aggressivi stiano solo reagendo all’aggressività degli Usa. In questo modo le loro tesi sulle guerre americane finiscono per coincidere perfettamente con quelle della sinistra progressista. Rothbard, per esempio, non credeva che il comunismo sovietico fosse un’ideologia espansionista. Riconosceva l’esistenza, al massimo, di una certa aggressività nazionalista russa, ma sempre e solo come reazione alle politiche americane. Una visione della storia contemporanea ben bizzarra, motivata solo dalla necessità di trovare conferme alla propria teoria.

Cosa non funziona nella teoria anarchica?

Cercherò di spiegarlo nel modo più breve e semplice possibile: va distinta la violenza dalle altre azioni umane. In ogni interazione volontaria, posso cercare di ingannarti, di raggirarti, di persuaderti, ma non posso usare violenza contro di te per obbligarti a fare quel che non avresti mai voluto fare. Se uso la violenza, ti impedisco di agire sulla base delle tue scelte, delle tue idee. Una volta distinta la violenza da ogni altra forma di interazione fra uomini, la domanda che dobbiamo porci è: come agire nei confronti degli uomini che praticano la violenza per aggredire? Possiamo impedir loro di aggredire, ovviamente, o punirli se lo fanno. Ma se permettiamo ad agenzie private di usare risorse di violenza, senza un arbitro ultimo a cui poter rivolgere appello, come possiamo impedire la legge della jungla, in cui vince chi è più forte, solo perché è più forte?

Ma come possiamo impedire a uno Stato, già monopolista della violenza, di diventare lui il “più forte che vince” e imporre il suo potere assoluto?

Questo è il problema del governo: come controllare il controllore. Nel corso della storia sono stati inventati molti metodi per contenere il potere del governo. Il federalismo, l’equilibrio dei poteri, una magistratura indipendente, le costituzioni scritte o consuetudinarie, sono riuscite a contenere il potere assoluto. Niente è perfetto, ovviamente, ma ci si può avvicinare molto più di quanto non si pensi all’ideale del governo limitato. Ovviamente non sono sistemi che funzionano per magia, o per automatismi. Funzionano se gli uomini ci credono e sostengono i principi che li reggono, se sono costantemente vigili.