La recessione americana non sarà profonda ma sarà lunga
La bolla speculativa sul mercato immobiliare é alla base del terremoto che scuote i mercati finanziari, secondo Arrigo Sadun, Direttore Esecutivo per l’Italia presso il Fondo monetario internazionale. La delegazione della Fondazione Magna Carta, in trasferta a Washington, ha potuto, discutere dell’argomento con il prof. Sadun nel corso di un incontro organizzato presso l’ambasciata italiana.
Il professore ha esordito precisando che l’economia americana si trova oggi a fronteggiare tre crisi tra loro interconnesse: il rallentamento della crescita, l’innalzamento del prezzo delle materie prime, il terremoto finanziario. Ciò rende particolarmente complesso per le autorità di governo statunitensi gestire la politica economica (monetaria e fiscale). Alla base della crisi finanziaria è la crescita vertiginosa e prolungata dei prezzi delle case che da tempo avevano superato i livelli di equilibrio, ovvero i livelli giustificati dai fondamentali.
La crescita del valore degli immobili combinandosi con la grande efficienza “tecnologica” del mercato finanziario americano ha consentito di alimentare la crescita dei consumi delle famigli. Il meccanismo sinteticamente funzionava così: il valore più alto degli immobili posti a garanzia consentiva alle banche di fornire credito alle famiglie le quali si indebitavano per spendere in consumi sostenendo la crescita del PIL; in molti casi i finanziamenti bancari venivano concessi a soggetti poco affidabili o per percentuali altissime del valore dell’immobile posto a garanzia (sino al 100 per cento); venivano così generati i così detti mutui sub-prime. Il meccanismo si è inceppato allorché i prezzi degli immobili hanno cessato di crescere e sono anzi calati.
Quello che prima era un “circolo virtuoso” si è trasformato in un “circolo vizioso”: prezzi più bassi, esigenza di ridimensionare i crediti concessi, difficoltà di pagamento da parte delle famiglie indebitate, perdite sui bilanci delle banche creditrici, vendita degli immobili posti a garanzia, ulteriore caduta dei prezzi. La crisi del settore reale degli immobili si trasforma in crisi del sistema bancario e finanziario.
Correttamente rileva il prof. Sadun, la crisi del comparto finanziaria non sarà risolta in maniera definitiva fintanto che non verrà riassorbita la bolla immobiliare. In questo quadro e con questo obiettivo si collocano gli interventi delle autorità americane e da ultimo il pacchetto di ingenti risorse, sino a 700 miliardi di dollari, appena annunciato dal Segretario del Tesoro Paulson. Se la proposta verrà autorizzata dal Congresso americano, cosa ancora tutta da verificare, il Governo potrà mettere in campo un massiccio programma di riacquisto dalla banche dei crediti immobiliari in sofferenza. In questa maniera le banche, liberatesi degli attivi problematici, potranno mantenere il credito alle imprese manifatturiere e di servizi , evitando una restrizione ulteriore della crescita. Inoltre potranno riprendere anche il finanziamento al settore immobiliare, oggi completamente bloccato, aiutando a frenare e a invertire la caduta del prezzo delle case.
La situazione secondo il prof. Sadun è ancora molto incerta e delicata. Il pacchetto di misure proposte va nella giusta direzione, ma perché la crisi di fiducia si arresti occorre che la caduta dei prezzi degli immobili si inverta, che i tassi di interesse restino bassi, che i consumi e gli investimenti in America non crollino. Un sostegno positivo verrà dalla domanda estera (esportazioni) a dagli afflussi di capitali provenienti dalle ricche e vigorose economie emergenti (ah la globalizzazione!).
La sua previsione è che l’economia americana, che resta pur sempre molto elastica quanto a apparato produttivo, dovrà fronteggiare una fase di recessione non profonda, ma lunga.
L’incontro è proseguito con l’intervento del responsabile della redazione politica di CNN, Bill Schneider. Soffermandosi sugli aspetti relativi alla crisi finanziaria questi ha osservato che il pacchetto di salvataggio proposto dal Governo deve essere approvato dal Congresso; siamo in piena campagna elettorale e la amministrazione Bush sta per uscire di scena. I due candidati per la corsa alla Presidenza sono molto prudenti e abbottonati. Vogliono dimostrare di fare qualche cosa, ma non vogliono correre il rischio di apparire troppo remissivi nei confronti delle banche con i soldi dei contribuenti.
I temi dell’economia sono ora al primo posto tra le preoccupazioni degli elettori. Le prossime saranno settimane assai interessanti sul piano politico e finanziario di cui si parlerà nei libri di storia e i membri della delegazione di Magna Carta che hanno preso parte alla missione americana hanno potuto testare con mano la palpitante atmosfera che prevale a Washington in queste ore.
(da L’Occidentale)