24 Settembre 2007  

La strana vicenda del Rapporto trimestrale sulle retribuzioni del pubblico impiego

Redazione

 

Interpellanza parlamentare

Atto n. 2-00224 (procedura abbreviata)

Pubblicato il 25 luglio 2007
Seduta n. 202

QUAGLIARIELLO , AMATO , ANTONIONE , ASCIUTTI , BIANCONI , BIONDI , BONFRISCO , BURANI PROCACCINI , CARRARA , CASOLI , CICOLANI , COLLI , COSTA , DIVINA , FAZZONE , GENTILE , GIULIANO , IANNUZZI , LORUSSO , LUNARDI , MALAN , MALVANO , MARINI Giulio , MASSIDDA , MAURO , NESSA , NOVI , PASTORE , PIANETTA , PICCONE , POSSA , REBUZZI , SARO , TADDEI , VICECONTE , ZANETTIN

Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell’economia e delle finanze e per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. –

 

Premesso che:

l’articolo 46, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001 prevede che l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) trasmetta ogni tre mesi al Parlamento, al Governo ed ai comitati di settore un rapporto sull’andamento delle retribuzioni di fatto dei pubblici dipendenti;

tale rapporto rappresenta un strumento di conoscenza indispensabile soprattutto nelle fasi di definizione delle strategie politiche in materia di rinnovo dei contratti collettivi pubblici;

a partire dalla legge finanziaria per il 2007 si è registrato un susseguirsi di accordi con i sindacati prima annunciati e poi smentiti, che hanno determinato una progressiva crescita delle risorse destinate al rinnovo dei contratti nazionali;

durante tutto questo periodo il Parlamento non è stato in grado di conoscere i dati ufficiali sugli aumenti retributivi riconosciuti ai dipendenti pubblici negli anni precedenti;

l’ARAN ha disatteso l’obbligo di legge, omettendo di presentare l’ultimo rapporto del 2006 ed il primo del 2007 alle scadenze previste;

oltre quaranta Senatori del principale Gruppo di opposizione hanno presentato un’interpellanza al Governo, in data 15 marzo 2007, sollecitando la presentazione del rapporto, senza ricevere alcuna congruente spiegazione del ritardo né assicurazione sui tempi dell’invio;

il Presidente del Gruppo di Forza Italia si è, quindi rivolto al Presidente del Senato, chiedendo un suo intervento presso il Governo a tutela delle prerogative del Parlamento;

considerato che:

a tutt’oggi il rapporto trimestrale non è stato formalmente trasmesso al Parlamento, mentre risulta sia stato irritualmente pubblicato a partire dalla fine del mese di giugno sul sito Internet dell’Agenzia, quando ormai la vertenza sindacale del pubblico impiego si era conclusa con l’accoglimento integrale delle pretese avanzate dai sindacati;

il suddetto rapporto oltre che tardivo, irrituale nelle modalità di trasmissione, appare anche gravemente lacunoso nei contenuti. Il rapporto, infatti, non fornisce i dati sull’andamento delle retribuzioni di fatto relative al 2006, nonostante sin dai primi dieci giorni di giugno l’Istat avesse pubblicato le proprie rilevazioni statistiche in proposito;

a tal fine, appare irrilevante, ed anzi costituisce un’implicita ammissione di colpa, l’indicazione – contenuta nel rapporto – secondo la quale il medesimo si riferisce ai dati disponibili alla data del 30 aprile 2007, non comprendendosi come mai un rapporto trasmesso a fine giugno sia aggiornato con dati di aprile;

il rapporto appare inoltre lacunoso rispetto ai due rapporti della precedente gestione, considerato che non fornisce il dato comparato dell’andamento delle retribuzioni di fatto del settore privato, il quale costituisce viceversa un elemento essenziale per individuare la presenza di eventuali fattori distorsivi nelle politiche del pubblico impiego;

proprio l’andamento delle retribuzioni di fatto, che incorporano anche gli aumenti riconosciuti dalle singole amministrazioni in sede decentrata, rappresenta l’elemento di maggiore criticità del settore pubblico, e che soprattutto grave appare la divaricazione fra tassi di aumento retributivo del settore pubblico e del settore privato;

tale grave situazione è stata anche evidenziata di recente dalla BCE, il cui bollettino economico del giungo 2007, segnala come negli ultimi sette anni l’Italia presenti tassi di aumento della retribuzione pro capite del settore pubblico (+36%) più che doppi rispetto ai tassi di incremento del retribuzioni pro capite del settore privato (+ 14,8%), del tutto fuori linea rispetto alla media dei Paesi che hanno adottato l’euro,

si chiede di sapere:

quali siano i tassi di aumento delle retribuzioni di fatto del settore pubblico al 31 dicembre 2006, complessivamente considerato ed articolato per i singoli comparti e le singole aree di contrattazione, a confronto con l’andamento delle retribuzioni di fatto del settore privato (settore industriale e settore dei servizi);

se il Governo, considerate le gravi inadempienze registratesi negli ultimi sei mesi, non ritenga opportuno che venga affidato all’Istituto nazionale di statistica, che già oggi rileva sistematicamente l’andamento delle retribuzioni contrattuali e di fatto del settore pubblico e di quelli privati, la formale predisposizione di un rapporto sull’andamento delle retribuzioni dei pubblici dipendenti, anche in considerazione della maggiore autorevolezza e della maggiore autonomia dalle pressioni sindacali del suddetto istituto.

 

 

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni

 

 

 

 

 

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca lo svolgimento di un’interpellanza e di interrogazioni.

Sarà svolta per prima l’interpellanza 2-00224, con procedimento abbreviato, ai sensi dell’articolo 156-bis del Regolamento, sull’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni.

Ricordo che, ai sensi dell’articolo 156-bis del Regolamento, la predetta interpellanza potrà essere svolta per non più di dieci minuti ciascuna e che dopo le dichiarazioni del Governo è consentita una replica per non più di cinque minuti.

Ha facoltà di parlare il senatore Quagliariello per illustrare tale interpellanza.

*QUAGLIARIELLO (FI). Signor Presidente, faccio una brevissima premessa che riguarda il motivo per il quale il legislatore ha previsto l’Agenzia di cui lei ha fatto menzione e quali sono le funzioni che le ha delegato: fondamentalmente quella di negoziare i contratti del pubblico impiego quale rappresentante delle pubbliche amministrazioni.

L’ARAN è quindi un organismo tecnico che nella volontà del legislatore dovrebbe rafforzare la parte datoriale pubblica nelle trattative con i sindacati al fine di garantire la compatibilità economico-finanziaria dei rinnovi dei contratti dei lavoratori pubblici con gli obiettivi e l’equilibrio del bilancio.

Faccio questa premessa perché alla luce di essa è più facile intendere l’importanza del rapporto trimestrale che l’ARAN ha il compito di stilare e di comunicare al Parlamento, al Governo e ai Comitati di settore.

Non vorrei, visto che su questa materia sono più volte tornato ad interrogare il Governo e ad approfittare della cortesia del sottosegretario Scanu, che questa richiesta venga scambiata come una gentile concessione che l’ARAN deve all’opposizione o a un senatore particolarmente zelante.

Il rapporto trimestrale è di importanza fondamentale perché consente al Parlamento di svolgere le sue funzioni di controllo sull’attività negoziale del Governo e di valutare questa attività e, più in generale, è di fondamentale importanza per comprendere un settore estremamente importante dell’andamento dell’economia del Paese. Per questo, tale rapporto deve essere corredato da necessari e significativi confronti con l’andamento delle retribuzioni nell’ambito privato e deve prevedere per forza di cose una specificazione per i vari comparti di contrattazione; solo così diventa un documento significativo e importante. E questo, torno a sottolinearlo, è previsto da una legge dello Stato.

Ebbene, la vicenda di detto rapporto trimestrale è quanto mai singolare. Oggi abbiamo assistito, in questo Parlamento, all’andata in onda di una maggioranza introvabile e potremmo parafrasare la stessa espressione per questo rapporto: il rapporto introvabile. Infatti, il rapporto trimestrale non è trimestrale, non viene pubblicato nei momenti in cui se ne sente effettivamente la necessità, non riporta i dati che sarebbe auspicabile trovare: salvo che per un periodo estremamente ristretto, nel corso della prima parte dell’anno 2006, questo rapporto è sempre lacunoso.

Cosa è accaduto ultimamente (e su questo verte la interpellanza al Governo)? È accaduto che il rapporto non è stato pubblicato alla scadenza del trimestre; lo abbiamo visto apparire sul sito dell’ARAN solamente nel mese di giugno; i suoi dati erano aggiornati all’aprile e dunque erano aggiornati ad un momento nel quale non erano più ufficiali, e fino al 25 luglio, ultimo giorno nel quale ho interrogato gli uffici del Senato, esso non era stato ancora trasmesso alle Camere.

Devo dire che questa situazione, oltre ad essere illegittima, è anche offensiva per il Parlamento, perché un rapporto per quanto invecchiato e in grande parte inutile, nel momento in cui viene pubblicato sul sito dell’Agenzia, sarebbe buona creanza che fosse ricevuto anche dalle Camere, cui per legge è innanzitutto destinato.

Prima di concludere il mio intervento, vorrei evidenziare un altro elemento, cioè che quel rapporto non solo presentava dati vecchi, in quanto, pur se trasmessi a fine giugno, si riferivano al mese di aprile, ma soprattutto non riportava – e questo è stato notato persino in sede europea ed evidenziato come rilievo – i necessari raffronti con l’andamento delle retribuzioni nel settore privato.

Questo dato è importante e fondamentale non solamente per comprendere se all’interno di questo settore vi è un equilibrio, ma anche per capire quale tipo di correzione è nel caso necessario effettuare; inoltre, non vi era contenuta una ripartizione per i singoli comparti di contrattazione. Dunque, al parlamentare non è dato sapere se, nel momento del rinnovo dei contratti, vi sono state sperequazioni tra un comparto e l’altro.

Infine, ed è veramente l’ultimo aspetto che intendo affrontare, è paradossale che se da una parte questi dati vengono negati dall’ARAN, che è l’Agenzia che – lo ripeto ancora una volta – per legge è tenuta a fornirli, è possibile talvolta rintracciarli all’interno dei bollettini dell’ISTAT in maniera più precisa, più dettagliata e più aggiornata.

Questo è il motivo per il quale una delle richieste avanzate al Governo è quella di prendere atto di una realtà – e noi l’abbiamo fatto proponendo un disegno di legge in materia – di un dato di fatto che è difficilmente smentibile e affidare questa funzione all’ISTAT che non solo è più competente ma anche più neutra e, se vogliamo dirla tutta, più al riparo da pressioni di tipo sindacale. Questo al fine di dare la possibilità ai parlamentari di svolgere quell’attività di controllo che, attraverso ritardi programmati e in qualche modo dati non dico contraffatti, perché non lo sono, ma assolutamente insufficienti, viene fortemente sbiadita se non annullata.

 

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere all’interpellanza testé svolta.

SCANU, sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, onorevoli senatori, in via preliminare, intendo ricordare che, come ho già avuto modo di chiarire il 12 aprile scorso nel rispondere ad una interrogazione su analogo oggetto, il comitato direttivo dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni è stato integralmente ricostituito, con le modalità e sulla base delle designazioni acquisite ai sensi dell’articolo 46 del decreto legislativo n. 165 del 2001, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 dicembre 2006. Fino a tale data, quindi, a causa dell’assetto incompleto il comitato non ha potuto assicurare il pieno svolgimento delle attività istituzionali dell’Agenzia, tra le quali – come rilevato dal senatore interpellante – anche la predisposizione del rapporto trimestrale sulle retribuzioni del pubblico impiego.

In particolare, in merito alla lamentata inadempienza relativa alla puntuale pubblicazione del rapporto trimestrale risulta di tutta evidenza che il ritardo è stato dovuto alla circostanza che la piena ed effettiva operatività dell’ARAN è stata ripristinata, per le ragioni sopra ricordate, soltanto a partire dal gennaio 2006. Del resto, la soluzione di continuità stigmatizzata dall’interpellante, determinatasi a causa dell’avvicendamento delle nomine apicali dell’Agenzia negli ultimi mesi del 2006, trova riscontro anche in precedenti esperienze, così come dettagliatamente documentato nell’elenco dei rapporti consultabile sul sito web dell’Agenzia.

Da tale elenco è infatti possibile evincere che la cadenza trimestrale di pubblicazione dei rapporti è stata rispettata solo fino al 1999. Successivamente, la pubblicazione dei rapporti ha sempre avuto cadenza semestrale.

L’interpellanza presentata il 25 luglio scorso sostiene inoltre che fino a tale data il rapporto non sia stato formalmente trasmesso al Parlamento e che, invece, sia stato irritualmente reso disponibile sul sito Internet dell’Agenzia.

Al riguardo è utile ricordare che soltanto le prime edizioni del rapporto, dal 1998 fino a parte dell’anno 2000, sono state trasmesse in formato cartaceo alle competenti Commissioni parlamentari.

L’avvento di Internet, infatti, e proprio l’esigenza di tempestività a cui si appella il senatore Quagliariello hanno consigliato, per gli anni successivi, di avvalersi dello strumento informatico, tecnicamente più efficace e tale da assicurare una più ampia e capillare diffusione.

Peraltro, l’adempimento formale della trasmissione del rapporto in formato cartaceo è stato in ogni caso rispettato, predisponendone la consegna ai 200 destinatari istituzionali, tra i quali i Presidenti di tutte le Commissioni parlamentari ed i responsabili del Servizio bilancio di Camera e Senato.

Infine, in merito alle omissioni conoscitive lamentate dal senatore interpellante, relative alla mancata considerazione ed analisi nell’ambito del rapporto dei dati sulle retribuzioni di fatto nel 2006, nonché di quelli riferiti al settore privato, si precisa innanzitutto che il rapporto, in quanto redatto sulla base delle informazioni disponibili al 30 aprile 2007, non ha potuto ovviamente tenere conto dei dati riferiti al 2006 e forniti dall’ISTAT e dalla Banca centrale europea nella prima metà del successivo mese di giugno.

Il rapporto è stato quindi diffuso contemporaneamente alla messa a disposizione delle suddette informazioni. Tali elementi pertanto non potevano formare oggetto dell’approfondito lavoro di analisi, valutazione e sintesi garantito dal rapporto ARAN.

Peraltro, si anticipa che gli atti relativi al 2006, lungi dall’essere trascurati, costituiscono invece il punto centrale del rapporto attualmente in preparazione, che comprenderà, insieme alle stime di contabilità nazionale, le valutazioni condotte sulla base del campione ARAN per i principali comparti delle amministrazioni non statali.

Il rapporto in questione, in fase di avanzata realizzazione, verrà reso disponibile entro la fine del corrente mese di settembre.

Va inoltre chiarito che il rapporto del maggio 2007 costituisce il completamento della precedente edizione dell’agosto 2006. In quest’ultimo erano state infatti presentate le risultanze del campione ARAN con riferimento ad enti locali ed enti sanitari, inquadrando i relativi dati nel contesto più generale delle amministrazioni pubbliche e raffrontandoli inoltre con il segmento dell’industria in senso stretto che, tradizionalmente, rappresenta il settore privato.

L’ultima edizione del rapporto (quella di maggio 2007) fornisce, quindi, il completamento dell’analisi delle amministrazioni non statali, utilizzando risultanze aggiornate al 2005, in relazione ai comparti di contrattazione collettiva di enti pubblici non economici, università e ricerca.

Da quanto detto risulta di tutta evidenza che il rapporto trimestrale – frutto di un costante impegno di raccolta, elaborazione e analisi di dati – rappresenta una essenziale fonte di informazioni sulle retribuzioni del settore pubblico ed uno strumento di conoscenza utile alla programmazione delle politiche retributive pubbliche.

Strumento che, stante la sua elevata connotazione tecnica, non può che essere fornito da un organismo, quale, appunto, l’ARAN, deputato per sua natura a curare attività di analisi fortemente specializzate e tale, quindi, da garantire risultati di elevato livello qualitativo. Si tratta, infatti, di vere e proprie elaborazioni a carattere non esclusivamente statistico, che, pertanto, non possono essere efficacemente fornite da organismi aventi natura diversa (è il caso dell’ISTAT).

Al riguardo non va dimenticato che, proprio attraverso il monitoraggio dell’andamento della contrattazione collettiva – e, in particolare, delle retribuzioni -l’ARAN è in grado di apportare un ausilio fondamentale alla realizzazione di efficaci processi di innovazione e riqualificazione nelle pubbliche amministrazioni.

*QUAGLIARIELLO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

QUAGLIARIELLO (FI). Signor Presidente, caro Sottosegretario, come potrà comprendere sono molto scontento e insoddisfatto della sua risposta. Ho fatto per vent’anni il professore universitario e sono abituato a considerare il tempo elasticamente: si dice che per il professore universitario l’anno dura sei mesi, il mese 20 giorni, il giorno sei ore e l’ora 50 minuti; però, da questo al fare il gioco delle tre carte ne passa e devo dire che rivaluto a questo punto la concezione del tempo dei miei colleghi rispetto a quella che ci ha proposto.

Questo perché innanzitutto, il 25 luglio, interpellati gli Uffici del Senato, mi è stato detto che il rapporto non era stato comunicato; certo che lo si può vedere sul sito Internet, ma ritengo che una comunicazione ufficiale, di cui lei dà conto, ma non si sa quando è avvenuta, sia comunque necessaria perché il parlamentare possa esser certo che quello che vede sul sito sia ufficiale e conforme a quello che è stato comunicato per le vie brevi. Credo che l’informatica non sia ancora arrivata al punto di stravolgere le prassi istituzionali.

In secondo luogo, mi permetterei di rileggere quello che lei ha detto alla luce di una concezione del tempo più veritiera, diciamo meno elastica. Come lei ci ha detto, prima di questo, l’ultimo rapporto trimestrale risale all’agosto 2006; da allora avremmo dovuto vederne pubblicato uno per il novembre successivo, cioè tre mesi dopo, ma in quel periodo il Governo era impegnato a sostituire i vertici ARAN, quindi è ipotizzabile che, in assenza dei propri vertici, l’ARAN abbia pensato di rinviare la pubblicazione, arrivando così al semestre successivo. Ma neanche nel febbraio 2007 abbiamo avuto notizie dell’ormai famigerato rapporto trimestrale ARAN; abbiamo dovuto attendere lo scorso mese di giugno per avere notizie ufficiose – come lei ci ha detto – sul rapporto trimestrale, poiché lo abbiamo rinvenuto sulle pagine Internet dell’Agenzia. Con una pratica poco decorosa, il rapporto veniva datato maggio 2007. Questo ovviamente non per un vezzo, ma per giustificare l’assenza – e lei ce lo ha spiegato – dei dati elaborati dall’ISTAT e resi pubblici i primissimi giorni di giugno, cioè il 5 giugno, per esattezza, che avrebbero consentito all’ARAN di elaborare l’andamento delle retribuzioni di fatto a tutto il 2006; dati che – come le risultanze dimostrano – hanno evidenziato come il divario tra la crescita delle retribuzioni del settore pubblico rispetto a quelle del settore privato sia ulteriormente aumentato.

Non è un caso che il bollettino della Banca centrale europea del giugno 2007 abbia denunciato l’anomalo andamento delle retribuzioni nel nostro Paese tra settore pubblico e settore privato, denunciando come l’aumento della retribuzione pro capite nel settore pubblico (più 36 per cento) sia stato negli ultimi anni più che doppio rispetto ai tassi di incremento delle retribuzioni pro capite nel settore privato (14, 8), del tutto fuori linea rispetto alla media dei Paesi europei. Ovviamente, non bisogna essere degli economisti per capire che siffatta tendenza è dirompente per il sindacato del pubblico impiego. Come giustificare altrimenti – e concludo, Presidente – le proprie richieste davanti al Governo, davanti a dati così eclatanti? Il dubbio vero, però, è che il Governo sia connivente con la strategia del sindacato e che questa sia la ragione effettiva dei ritardi, delle omissioni e dei momenti puntuali, nei quali i rapporti sono apparsi.

D’altra parte, se il tempo è a geometria variabile ma non è proprio un’opinione, se proprio non vogliamo applicare il massimo del relativismo al tempo, gli ultimi dati del rapporto ARAN – Agenzia pienamente insediata che ha impiegato sei mesi, secondo la sua ricostruzione, per potere dar vita al rapporto – risalgono a fine aprile; poi dovrebbero seguire quelli di maggio, giugno e luglio. Avremmo dovuto avere il nuovo rapporto alla riapertura delle Camere. Restiamo in attesa, legati ad una promessa di cui vedremo le sorti a fine settembre. Speriamo che l’elasticità del tempo dell’Agenzia ARAN non venga del tutto meno, ma quanto meno si riduca.