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In un’intervista a Il Riformista Gaetano Quagliariello affronta il tema dei rapporti tra maggioranza e Governo rilanciando, inoltre, la questione della costituzione di una cabina di regia tra i gruppi parlamentari del Pdl e l’Esecutivo.

“Il 13 aprile c’è stata una rivoluzione. Dobbiamo fare attenzione a non disperderla lentamente”. Gaetano Quagliarello fa parte della Banda dei Quattro insieme agli altri capigruppo Cicchitto, Gasparri e Bocchino. Loro vanno d’amore e d’accordo, assicura. I problemi, semmai, sono altrove. “Serve una cabina di regia”, spiega parlando di una camera di compensazione tra governo e maggioranza. Già se ne parlò una volta. A via XX settembre c’era sempre Tremonti.

Berlusconi indica in Tremonti l’autore dell’operazione Sky e così ne segnala anche l’indipendenza. Ancora protagonismi a creare difficoltà?

La discussione è fisiologica ma c’è la necessità di trovare luoghi nei quali fare la sintesi.

Nel partito o tra il governo e maggioranza?

Sono cose diverse. Il rapporto tra governo e maggioranza non può risolversi con il primo che decide e la seconda relegata a premere pulsanti in aula. Da un punto di vista istituzionale, il punto è la revisione dei regolamenti parlamentari per garantire al governo tempi precisi per la realizzazione del programma. Poi c’è un punto di vista pi pragmatico…

Quello dei rapporto maggioranza e governo.

Già. Ed è evidente che si deve pensare a luoghi nei quali confrontarsi prima di presentarsi come un continuum in Parlamento.

Continuum?

Il 13 aprile ha sancito la fine del secolo breve italiano, segnando il passaggio a una democrazia degli elettori con la nascita di un nuovo rapporto tra governo e maggioranza – un continuum, appunto – e di una opposizione che si propone come governo in attesa. Tutto ciò, però , senza cambiamenti costituzionali, soltanto per le scelte politiche di Berlusconi e Veltroni e la risposta degli elettori. La nascita del Pdl è forse il vero primo atto della nuova costituzione materiale.

Però è difficile guardare avanti se ci si ritrova presi da mille polemiche. Alemanno gioca la sua partita, Tremonti impone le sue scelte, Fini parla di cesarismo.

Penso che discutere serva, e anche scontrarsi, trovando però alla fine un punto di caduta unitario. Credo che sia questa la ragione per la quale Cicchitto mentre si scioglieva Forza Italia chiedeva una cabina di regia.

Non è un film già visto?

Il termine potrà anche essere retrò ma l’esigenza è di attualità istituzionale. E poi servirebbe anche al governo per dare più organicità alla propria azione, mettendola al riparo da polemiche. Diciamo che sarebbe importante per il governo avere un buon raccordo con i gruppi che fino ad ora hanno fatto bene e fino in fondo il proprio lavoro.

Anche nella maggioranza non sempre fila tutto liscio.

Nei gruppi parlamentari c’è molta concordia. Anche nella guida dei gruppi.

La cosiddetta banda dei quattro…

Vista la svolta clericale di Cicchitto preferirei che ci chiamassero i quattro dell’Ave Maria. Battute a parte, è importante capire se la fase iniziata con il 13 aprile la si vuole istituzionalizzare. La scelta di dar vita al Pdl va in questa direzione. Ma è necessario trovare strumenti che serviranno anche se le cose non dovessero andare bene come ora e le tensioni crescessero.

Anche perché i temi sul tappeto non aiutano. Basta pensare alla bioetica.

Il Pdl nasce sull’alleanza tra libertà e cristianesimo: quella che ha sconfitto l’era delle tirannie. Ora questo presupposto deve essere confermato, altrimenti si rischia di essere un partito eticamente anarchico, sì, ma in senso deteriore. E siccome tensioni ci sono anche nel Pd, si rischia di cerare spazi per una nuova aggregazione dei cattolici.

Casini, in fondo, è lì al centro, non si muove.

E con questa legge elettorale per le europee sempre che questa rimanga e ancora non è detto – non si muoverà. Il Pdl deve quindi fare uno sforzo in più per presentarsi come grande partito nel quale le diverse identità abbiano la possibilità di esprimersi. Perciò sono importanti le regole che ci daremo con lo statuto.

(Tratto da Il Riformista)