L'Italia e il settore energetico: parla il Ministro Scajola
Decine di opere importanti bloccate dalle resistenze delle popolazioni locali. Perché, e come uscirne?
Economy lo ha chiesto a Claudio Scajola. ministro dello Sviluppo economico.
Che cosa pensa dell’idea di offrire compensazioni economiche al territorio, per favorire il consenso?
Le compensazioni sono uno strumento utile e giusto, tanto è vero che sono già previste per alcuni grandi impianti energetici. Ma se è vero che molte opere sono ancora ferme, ce ne sono anche molte che sono state sbloccate.
A quali si riferisce?
Abbiamo autorizzato infrastrutture, soprattutto stoccaggi e concessioni di esplorazione, che erano rimaste ferme alla Commissione di valutazione d’impatto ambientale (Via) nel corso del precedente governo. Abbiamo inserito nel Piano nazionale gasdotti opere importantissime come il Galsi per collegare l’Algeria all’Italia. Il 20 gennaio è stato au torizzato il nuovo rigassifìcatore Enel di Porto Empedocle.
Le autorizzazioni che da noi richiedono anni in altri Paesi le concedono in sei mesi. Che cosa state facendo per ridurre regole e passaggi burocratici?
Stiamo snellendo le procedure ovunque possibile e stiamo rafforzando gli uffici che si occupano delle infrastrutture strategiche. Per quel che riguarda l’energia. al ministero c’era solo una direzione generale su 22. Nella riorganizzazione entrata in vigore in questi giorni abbiamo previsto un Dipartimento energia con tre direzioni generali, che potranno seguire con molta maggiore attenzione e tempestività tutti gli aspetti delle procedure energetiche.
Un problema particolare esiste per il carbone, molto osteggiato a livello locale, anche se i produttori di energia sostengono che è «pulito». Lei cosa ne pensa?
A tutti coloro che osteggiano il carbone suggerirei una visita alla nuova centrala carbone Enel di Torre Valdaliga. a Civitavecchia. Arrivano tecnici da tutto il mondo a visitarla perché è un esempio di efficienza ambientale: il carbone che arriva via nave al molo della centrale viene trasportato attraverso carbondotti chiusi. i depositi sono anch’essi all’interno. protetti da enormi cupole, le ciminiere sono molto alte e dotate di sistemi che abbattono fortemente le emissioni e si sta pure progettando un sistema di confinamento del COj nel sottosuolo. Insomma, si tratta davvero di «carbone pulito».
Per la centrale di Porto Tolle, anch’essa da riconvertire a carbone, si era ipotizzata una «supplenza» del governo in caso di ulteriori ritardi nella concessione della Via. A che punto siete?
Il tema è stato già affrontato in Consiglio dei ministri e sono in corso gli approfondimenti su cui il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo potrà riferire presto in Consiglio. Noi riteniamo che dopo tanti anni vada comunque definito il regime di un impianto cosi rilevante.
A Saline Ioniche, nell’area più povera della Calabria, la Regione ha bocciato un investimento da un miliardo per una centrale a carbone che vale il 2% del fabbisogno energetico nazionale…
Si tratta di investimenti importanti anche per il territorio e le autorità locali dovrebbero comprenderne il significato. Pur rispettando la Regione, pensiamo che l’esame in sede tecnica possa offrire spazi per una valutazione più compiuta e anche eventuali spunti per un migliore inserimento dell’impianto nel territorio.