L'obiezione e il laicismo
Caro direttore, il ragionamento di Michele Serra sulle parole rivolte ai farmacisti da Benedetto XVI sembra lineare. In buona sostanza, dice Serra, ciò che è legale obbliga colui che ha una vetrina sulla strada a negoziare. Nel caso, il farmacista è anch´egli un negoziante e perciò, volente o nolente, deve laicamente sottostare alle leggi dello Stato, non a una legge morale, sia essa ispirata dalla chiesa o dal cuore. In realtà, si può negare che un farmacista (così come fa già il medico) possa esercitare l´elementare e universalmente riconosciuto diritto all´”obiezione di coscienza”? Si proclama l´intangibilità dei diritti genetici delle piante e, giustamente, nessuno trova niente da dire che ci sia chi chiede un´Italia a Ogm free. Perché deve fare scandalo l´ovviamente discutibile proposta fatta da un Papa ai farmacisti di dichiararsi “Ru486 free”? Insomma, mentre mi sembra giusto e normale che le idee confliggano e che non ci sia consenso sul giudizio espresso da Benedetto XVI sui prodotti abortivi o sull´orrore che prova Mario Capanna per le carote ogm, non capisco perché l´uno abbia diritto di proporsi, l´altro no. L´uno abbia spessore di cittadinanza universale, l´altro abbia la superficialità della interferenza “particulare”. Perché il capo della comunità cattolica non può proporre iniziative che ritiene coerenti con una certa visione dell´uomo e della natura? Dal punto di vista della ragione laica non vedo dove stia il problema. Piuttosto, lo vedo da un punto di vista di un pre-giudizio laicista, questo sì, ideologico, secondo il quale la malaugurata circostanza che la sede della chiesa cattolica sia in Italia, implica la necessità di elevare un permanente muro di scandalo nei confronti di tutto ciò che viene da Oltretevere. E´ una opinione rispettabile, quantunque ritengo essere antiquata, ma non pertinente a ciò che si chiede a uno spazio politico democratico, cioè rispettoso e curioso dell´opinione di ciascuno e di tutti, porti l´abito talare o la livrea, l´uniforme da generale o quella di illustre commentatore.
Risposta di Michele Serra:
Caro Amicone, temo sia un dialogo tra sordi. E temo che lo sia perché i convincimenti di partenza sono inconciliabili. Per me le leggi dello Stato sono di tutti, e vengono PRIMA di qualunque convincimento religioso, che è di parte. Per lei è vero esattamente il contrario. Dunque, trattiamoci con gentilezza ma evitiamo di illuderci: non c´è accordo, e forse mai ci sarà.
(da La Repubblica)