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Le violenze contro le comunità cristiane nel mondo non si sono mai fermate. Fin dalla venuta di Cristo, milioni di persone sono state martirizzate e costrette a nascondersi. Gli ultimi due millenni sono stati costellati di guerre di religione fratricide, di episodi tragici di discriminazione e violenza. Nonostante una costante storica apparentemente deterministica, oggi assistiamo a un fenomeno persecutorio più intenso, più grave, più metodico e spietatamente ideologizzato. Soprattutto a partire dall’11 Settembre il numero di eccidi delle minoranze cristiane d’Oriente, dall’Egitto al Pakistan, è aumentato esponenzialmente ad opera del fondamentalismo islamico, anche se i cristiani sono perseguitati in altri Paesi, dalla Cina all’India.

Essere cristiano in Nord Africa o in Medio Oriente, agli occhi degli islamisti, non significa tanto professare una religione minoritaria e diversa da quella ufficiale (che comporta comunque ghettizzazioni, emarginazioni e violenze), bensì essere percepito come il prolungamento invadente del cristianesimo occidentale, l’incarnazione in chiave religiosa dell’America politica, di Israele, dell’Occidente ateo e peccatore. Per questa ragione, i cristiani vengono eliminati in maniera sistematica. Soprattutto se, com’è accaduto con il ministro pakistano per le minoranze Shabaz Bhatti, ucciso nel febbraio scorso, rappresentano politicamente gli ultimi baluardi di libertà religiosa e di pensiero di un intero paese.

Non ricordiamoci dei cristiani del mondo solo se muoiono in massa, intervista a Massimo Introvigne di Cristiana Vivenzio, 6 febbraio 2011. Ogni quattro perseguitati al mondo per motivi razziali, di nazionalità o di religione, tre sono cristiani. Un eccidio di cui ci si ricorda solo quando la soglia del numero di morti supera la decina. Massimo Introvigne, che è appena stato nominato rappresentante Osce per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con un’attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni, ha molte idee su cosa devono fare gli organismi internazionali e in particolare l’Osce per contrastare questa situazione.

Una giornata della memoria per i martiri cristiani, tratto da eclj.org,  25 gennaio 2011. Durante un convegno a Strasburgo presso il Centro Europeo per il Diritto e la Giustizia (ECLJ), il rappresentante Osce per la lotta contro la discriminazione e la xenofobia, Massimo Introvigne, ha proposto l’istituzione di una Giornata europea della memoria per i martiri cristiani di tutto il mondo. Sulla scia dell’importantissimo evento ecumenico organizzato da Papa Giovanni Paolo II al Colosseo il 7 maggio 2000, proprio il 7 maggio potrebbe diventare l’occasione annuale di fermarsi a ricordare i tantissimi martiri della persecuzione e dell’intolleranza contro i cristiani.

Vi perseguiteranno a causa del mio nome, di Maria Teresa Lenoci, 20 febbraio 2011. Da duemila anni le comunità cristiane vengono martirizzate e discriminate. Ma oggi i massacri e le violenze nei loro confronti sono aumentate, tragicamente. Ecco la mappa delle persecuzioni dei cristiani nel mondo.

Il Pakistan blocca la legge mondiale sulla blasfemia, di Marco Respinti, 25 marzo 2011. Fonti dell’agenzia missionaria Fides riferiscono che ieri, inaspettatamente, è stata approvata nel Consiglio dei Diritti Umani Onu una risoluzione promossa dal Pakistan che per la prima volta dopo 12 anni va in direzione contraria alla legge antiblasfemia che il Pakistan stesso aveva proposto in più risoluzioni precedenti. Il passo dei rappresentanti pakistani nell’ambito dell’organizzazione internazionale è importante, ma la legge antiblasfemia è ancora in vigore nel paese, ed è in nome di questa che oggi la cristiana pakistana Asia Bibi è in carcere ed è stata condannata a morte. (tratto da labussolaquotidiana.it)

Resta solo Asia Bibi, di Giulio Meotti (tratto da ilfoglio.it), 4 marzo 2011. Asia Bibi, coraggiosa donna cristiana pakistana, è stata condannata a morte per il reato di blasfemia nel novembre dello scorso anno. In attesa della sentenza d’appello e dopo i due recenti omicidi del governatore Salman Taseer e del Ministro per le minoranze Shabaz Bhatti, due politici che si erano schierati apertamente in sua difesa, Asia Bibi è in cella d’isolamento e rischia la vita ogni giorno.

Thousands of Christians Displaced in Ethiopia After Muslim Extremists Torch Churches, Homesdi Diane Macedo (tratto da foxnews.com), 24 marzo 2011. Negli ultimi venti giorni in Etiopia migliaia di Cristiani sono stati costretti ad abbandonare i loro villaggi dell’ovest del paese dopo che un gruppo di fondamentalisti islamici, in nome del rispetto del Corano, ha dato fuoco a 50 chiese e decine di case, provocando un morto e centinaia di feriti. Questi episodi tragicamente eclatanti vengono dopo mesi di crescente tensione tra i fondamentalisti islamici – che in tutto il paese sono minoritari rispetto ai Cristiani ma che in alcune aree arrivano ad essere il 90% della popolazione – e la comunità cristiana.

Libertà religiosa, martiri cristiani e Europa dei diritti, di Pietro de Marco, 14 febbraio 2011. Perché un’ Europa campione di tolleranza e libertà religiosa è reticente sulle sofferenze delle minoranze cristiane nei Vicino Oriente? Un incontro, promosso a Firenze da “Scienza e Vita” e da altre associazioni (Circolo dei Liberi-Magna Carta, MCL), ha risposto a questa domanda esaminando i nodi fondamentali della questione.

Dall’India all’Indonesia non c’è pace per i cristiani, di Anna Bono (tratto da labussolaquotidiana.it), 3 febbraio 2011. In Cina decine di milioni di cristiani praticano la fede di nascosto, in piccoli gruppi chiamati chiese domestiche, per evitare di essere perseguitati.  Brutte notizie giungono anche dall’Iran dove, a partire dal giorno di Natale 2010, sono stati arrestati 70 fedeli, anch’essi membri di chiese domestiche, sottoposti poi a violenti interrogatori e a intimidazioni. In India, come è noto, le violenze degli estremisti indù contro i cristiani sono incessanti…

Cristiani perseguitati anche in Iran. Oltre 70 gli arresti durante il Natale, di Costantino Pistilli, 22 gennaio 2011. Se facciamo una veloce ricerca su internet scopriamo vari paesi dove chi recita il Padre Nostro ad alta voce è perseguitato fino alla morte: Filippine, India, Nigeria, Arabia Saudita, Egitto, Cuba, Cina, Iraq, Pakistan. Difficile, però, leggere nei vari bollettini il nome di una nazione dove i credenti in Cristo rischiano ogni ora il martirio: la Repubblica islamica dell’Iran.

Se fossi un copto, di Tarek Heggy, 3 gennaio 2011. Le strade del Cairo e di Alessandria d’Egitto sono ancora a ferro e fuoco dopo il sanguinoso attentato alla Chiesa dei Santi. Per comprendere la condizione in cui vivono i copti, pubblichiamo un estratto di “Le prigioni della mente araba”, il libro dell’intellettuale egiziano Tarek Heggy, che merita di essere letto perché offre una spietata fotografia sulle persecuzioni subite dalla minoranza cristiana nel Paese. (tratto da loccidentale.it)

(Dossier a cura di Carolina de Stefano)