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Riproponiamo l’articolo di Aldo Cazzullo sul Corriere.it  sull’ultimo libro del Senatore Gaetano Quagliariello, Presidente della Fondazione Magna Carta, “Strada Facendo” (Rubbettino editore).

«Strada facendo» di Gaetano Quagliariello (Rubbettino) racconta quattro amici sulla via di San Benedetto: da Norcia a Montecassino tra lockdown e ripartenza

Uno potrebbe dire: da giovani volevano fare la rivoluzione, e da grandi fanno la Francigena a piedi. La realtà, come spesso accade, è più complessa.

Strada facendo (Rubbettino Editore) è il racconto di un cammino nella «terra di mezzo». Il cammino di una generazione: dai cascami del Sessantotto fino all’intimismo della maturità, passando per una stagione rimasta sospesa tra i miti dei padri e il mondo nuovo dei figli. Il cammino di quattro amici: un politico (l’autore, Gaetano Quagliariello), un prete (don Liberio Andreatta) e due giornalisti (Antonio Polito e per un tratto Franca Giansoldati), a piedi sulle tracce di San Benedetto lungo i sentieri della «terra di mezzo» che da Norcia conduce a Montecassino. Il cammino dell’Italia appenninica: «terra di mezzo» per eccellenza, scrigno di un’Italia nascosta che custodisce il cuore della nostra tradizione, da un destino apparentemente ineluttabile di abbandono e spopolamento all’opportunità di fare della grave crisi socio-economica determinata dalla pandemia un’inattesa occasione di rilancio.

Su questo schema, il libro ha una struttura tripartita: «prima», «durante» e «dopo».

Il «prima» è diviso in due capitoli, entrambi autobiografici, in qualche modo speculari. Uno narra, senza censure, le giovanili vacanze estive «on the road» della generazione immediatamente successiva a quella del Sessantotto; l’altro i percorsi intimistici e a tratti compulsivi nella Roma spettrale del primo lockdown. Il tutto in una sorta di traiettoria ideale: dalla «strada» di Kerouac al cammino di Santiago di Compostela; dal mito della «comune» dissacrato dal primo visionario Houellebecq all’incontro come arricchimento reciproco fra persone alla ricerca del senso della vita; dal corpo come oggetto di «consumo» e strumento di soddisfazione delle pulsioni momentanee, al corpo come parte dell’essere e mezzo di realizzazione di un percorso fisico e spirituale che per questo deve essere preservato.

Il «durante» è il diario del Cammino di San Benedetto, che ha portato tre viandanti (quattro per un tratto, prima di uno sfortunato incidente) a percorrere a piedi, sulle orme del patrono d’Europa, la via che da Norcia (luogo della sua nascita) conduce a Montecassino (luogo della sua morte), attraverso grotte, laghi e montagne, vallate e borghi — da Cascia a Subiaco, da Arpino a Orvinio —, incontrando le tracce di altri Santi (Rita, Maria Salome, Tommaso d’Aquino), lungo un itinerario fisico e spirituale costellato da certose e abbazie con le loro suggestive storie (Trisulti, Casamari, Montecassino) e comunità locali immerse nel nostro tempo eppure così autentiche da apparire fuori dal tempo. Nel racconto dei dieci giorni le storie e le vivide descrizioni naturalistiche si intrecciano con le conversazioni dei pellegrini, con aneddoti presenti e passati, con il confronto con una classe di amministratori locali alle prese con la difficile quotidianità di terre meravigliose martoriate da terremoti e spopolamento, troppo spesso dimenticati dalla politica nazionale. Ultimato il cammino, sulla via del ritorno nella Capitale, tappa di decompressione nella città dei quattro Papi, Anagni.

Il «dopo» è una sorta di manifesto programmatico per le aree interne appenniniche. Quell’«Italia di mezzo» che la pandemia ha posto di fronte a un bivio fra un definitivo declino e una straordinaria opportunità di rilancio. Inutile dire che l’autore, che fra l’altro è senatore eletto nel collegio L’Aquila-Teramo, propende per la seconda opzione. E, dopo aver delineato la storia e l’attualità di una crisi dalle radici lontane, propone una sorta di decalogo per l’Italia interna: quella porzione di territorio, premiato dalla natura e penalizzato dalla sorte, che grosso modo coincide con i crateri dei terremoti del 2009 e del 2016-2017, ma che può essere assunto come idealtipo per le aree interne di tutta la penisola. Si tratta di modernizzare le istituzioni per ridefinire gli enti intermedi e agevolare il governo di problemi comuni; garantire la sicurezza per contenere le conseguenze delle calamità in un Paese altamente sismico; assicurare l’assistenza sanitaria anche nelle aree più impervie coniugando, anche attraverso una razionalizzazione organizzativa, le strutture di eccellenza, il recupero della medicina di prossimità e le potenzialità della telemedicina. E ancora: governare lo smartworking cogliendo le opportunità che esso può offrire per il ripopolamento dei borghi senza cadere negli opposti estremismi; annullare il gap tecnologico, altro volto — oggi cruciale — del gap infrastrutturale; «fare rete», in senso «software» di utilizzo del web per superare alcune difficoltà delle aree interne, e in senso «hardware» di garantire i servizi essenziali sul territorio.

Altri punti del decalogo: promuovere il turismo per fare della «neo-ruralità» e della riscoperta del turismo lento un volano di sviluppo integrato e non solo una moda passeggera; valorizzare la montagna appenninica affinché il patrimonio naturalistico diventi una risorsa e non una zavorra per lo sviluppo socio-economico delle comunità locali; creare l’Università dell’Appennino superando l’esasperata frammentazione campanilistica e avvicinando i piani di studi alle peculiarità territoriali; rivitalizzare il credito di prossimità, messo in crisi dai colpi inferti in questi anni al credito cooperativo e alla rete delle banche popolari.

Al programma proposto nel decalogo si accompagna un progetto concreto, maturato nei giorni bui del primo lockdown e in avanzato stadio di realizzazione: un nuovo cammino, il «Cammino dei Monti e dei Santi», che partirà dalla basilica di Collemaggio e lì farà ritorno dopo aver attraversato ad anello gli splendidi e incontaminati territori dell’area aquilana. Da Cammino a Cammino, per unire tradizione e futuro, «strada facendo» perché il cuore dell’Italia interna continui a pulsare.

Prezzo di copertina Euro 13,00

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