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E’ cambiato il vento e la scuola è decollata. Ieri niente decessi, ricoveri e neppure epidemie. Qualcuno è persino guarito (Raimodo Cubeddu, giunto con sole quarantotto ore di ritardo). E la giornata si è rivelata quanto mai ricca. In mattinata sono andati avanti i corsi, secondo copione. Il pomeriggio è stato inaugurato dalle interviste ai capigruppo di Forza Italia alla Camera e al Senato Elio Vito e Renato Schifani, curate dal vice direttore di Libero Fausto Carioti. Poco meno di due ore di fuoco di fila. I due hanno retto bene, rendendo l’idea di una classe dirigente che, malgrado tutto, sta crescendo. Politicamente è sembrato si fossero divisi i compiti: Schifani più attento al rapporto con i centristi dell’Udc ha evidenziato la necessità per Forza Italia di non lasciare sguarnito il centro, soprattutto ora che si troverà ad affrontare la concorrenza del Partito Democratico; Vito ha ventilato, invece, la possibilità che il centro-destra possa vincere le prossime elezioni anche senza l’Udc. Per poi concludere,di comune accordo, che una vera politica delle alleanze potrà definirsi solo allorquando si saprà con quale legge elettorale si andrà a votare la prossima volta.

La vera notizia: un affondo di Vito sulla situazione della Consulta, in vista del parere sull’ammissibilità dei referendum elettorali. Ha ricordato che il giudice Vaccarella si è dimesso per le pressioni giunte alla Corte sulla questione. Su questo sfondo, ha trovato scandaloso che l’ostruzionismo della maggioranza stia di fatto bloccando la nomina del sostituto di Vaccarella: in queste temperie, lecito persino immaginare che tale atteggiamento sia determinato da un interesse a non cambiare gli equilibri interni del collegio in vista della sentenza. A pensar male si fa peccato ma spesso s’azzecca. Chissà se, continuando di questo passo, non si metterà a pensar male anche il Capo dello Stato… Le agenzie, com’è ovvio, hanno bucato una notizia di sicuro rilievo istituzionale, mentre ancora una volta i lanci sulla Brambilla si sono sprecati. Bravissimo Carioti che, pur simpatetico, non ha concesso sconti ai suoi ospiti. Discrete le questioni poste dagli studenti, più passionali e ottimiste di quelle del giorno precedente.

 

 

 

 

 

 

Di seguito il dibattito su “ciclone Sarkò”. Panel d’eccezione: Gilles Le Béguec, professore di storia contemporanea a Nanterre, Marina Valensise, autrice di un libro edito da Mondadori, Adolfo Urso parlamentare di An e, soprattutto, Thierry Mariani, parlamentare e Segretario Nazionale dell’Ump con delega alle relazioni internazionali. Vi prendo parte anch’io. Guidato da Lucia Bonfreschi e Cristine Vodovar, le esperte di cose francesi per “l’Occidentale”, credo si sia trattato del miglior dibattito che si è svolto in Italia dall’indomani dell’elezione del nuovo Presidente. Sulla possibilità che il fenomeno trovi un’incarnazione italiana si evidenzia un dissenso tra la mia analisi e quella di Urso. Io insisto sul differente contesto istituzionale. Sono convinto che senza l’aiuto delle regole della V Repubblica, neppure Sarko ce l’avrebbe fatta. Ed esorto, di conseguenza, il centro-destra italiano a non lasciar cadere la bandiera delle riforme. Urso aggiunge che, oltre le riforme, vi sarebbe la colpa di Berlusconi di non volere un vero partito. Non sono d’accordo. Non solo perché, a dispetto dei santi, Forza Italia si è strutturata più di quanto si possa immaginare. Soprattutto perché Urso è tra quanti chiede a Berlusconi ciò che lui non è giusto che dia. Berlusconi, infatti, ha rappresentato una rottura non solo nel centro destra ma nella più complessiva storia d’Italia. E’ proprio dei fondatori scavare il solco senza preoccuparsi del futuro. Essi creano spazi e condizioni nuove. Sta ad altri sfruttarne le possibilità, se ne sono in grado. Fuori da metafora: se dopo Berlusconi la parentesi si chiuderà, la responsabilità non potrà essergli addebitata. La circostanza evidenzierà solo l’insufficienza di una classe dirigente che avrà gettato al vento un’occasione storica irripetibile, almeno per la mia generazione. Ma quest’eventualità ad oggi è solo possibile. Non è né certa e nemmeno probabile. Anche per questo la Summer School ha un senso.

 

Chiude il pomeriggio Giorgio Israel che, da par suo, presenta con Ferdinando Mezzetti il libro Liberarsi dai demoni. Odio di sé, scientismo e relativismo. E’ ormai tardi. La giornata è stata lunga e nei volti degli studenti la stanchezza si mischia alla soddisfazione. Anche nei nostri.

(Intervento pubblicato su “L’Occidentale” del 3 settembre 2007)