“Subito i regolamenti , poi i gruppi”
Sulla riforma dei regolamenti parlamentari si alzerà il sipario della ripresa del “dialogo “tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni. C’è chi è pronto a scommettere che sarà il primo atto bipartisan del Parlamento della XVI legislatura. L’obbiettivo è chiaro : impedire all’indomani del voto la nascita in parlamento di partiti che non si sono presentati davanti agli elettori, magari al solo scopo di evitare la soglia di sbarramento. Era uno dei capitoli dell’intesa tra il Cavaliere e il leader del Pd sulla riforma elettorale e adesso è uno dei punti programmatici di entrambi i partiti. La proposta del Pdl-come già quella del Pd- mantiene inalterato il numero dei deputati e dei senatori necessari per costituire un gruppo parlamentare (rispettivamente venti e dieci). Ma rispetto a quanto avviene oggi viene eliminato il potere discrezionale in capo all’Ufficio di presidenza della Camera o del Senato che consente di prevedere delle eccezioni. Insomma, se passasse il nuovo regolamento Lamberto Dini non si potrebbe sfilare dal Pdl come fece con l’Ulivo né i radicali potrebbero divorziare dal Pd visto che si presentano alle elezioni sotto lo stesso simbolo.
“Quel che vogliamo è la corrispondenza tra le liste che si presentano davanti agli elettori e i gruppi presenti in Parlamento”, spiega Gaetano Quagliariello che ha messo a punto la proposta per il Pdl sotto la supervisione di Gianni Letta e dei capigruppo Parlamentari Vito e Schifani.
“Dobbiamo puntare a rendere immediatamente operativi quei principi su cui c’è già un ampia convergenza “, conferma Salvatore Vassallo, il costituzionalista vicinissimo a Veltroni e ora prossimo candidato del Pd. “Basterebbe che prima ancora che parta l’attività parlamentare-Aggiunge Vassalllo-,l’Ufficio di Presidenza delle due Camere non eserciti quel potere di deroga che l’attuale regolamento gli attribuisce”.Nella proposta del Pdl però qualche eccezione è prevista. Il divorzio dal gruppo d’origine si può realizzare un anno e mezzo dopo le elezioni purché a volerlo siano almeno 20 deputati che abbiano alle spalle “un partito organizzato del paese “. E’ quel che potrebbe accadere se An e Fi decidessero di non continuare nella loro convivenza sotto le bandiere del Pdl oppure se Di Pietro decidesse di abbandonare Veltroni.
Ma la riforma dei regolamenti non punta solo a frenare la proliferazione dei gruppi. Tra gli obbiettivi c’è anche il rafforzamento della posizione del Governo e il riconoscimento del ruolo dell’opposizione. In particolare, i regolamenti devono riconoscere che la quota prevalente del tempo dei lavori Parlamentari sia “ Riservata” ai ddl governativi. Una scelta condivisa anche dal Pd che vorrebbe anche ampliare il raggio d’azione delle commissioni in sede redigente, a partire dalla Finanziaria, lasciando all’aula solo l’onere del voto.
(Il Sole 24 Ore)