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1) A Jan Palach la dedica per la quarta edizione della Summer School di Magna Carta

Una piazza, strade vuote,
solo un uomo e un altare,
sacrificio per l’ onore,
sul rogo un giovane muore .
– Jan Palach, la Compagnia dell’Anello –

Noi studenti della Summer School 2009 di Magna Carta e Italia Protagonista abbiamo deciso di intitolare il corso allo studente ceco Jan Palach, della cui morte quest’anno ricorre il 40esimo anniversario.
Perché questa scelta?
Nato a Vetaty nel 1948, Jan Palach muore a soli 21 anni il 19 gennaio 1969, dopo alcuni giorni di agonia, per essersi dato fuoco a Vaclav Namesti, Piazza Venceslao, in segno di protesta contro l’invasione della Cecoslovacchia da opera dei carri armati sovietici.
Per noi la vicenda e la vita di questo ragazzo, oltre al loro valore storico intrinseco, hanno un profondo significato ideale, che ben si adatta ai temi trattati durante questa edizione della Summer School.
Chi era Jan? Era uno studente come noi, un ragazzo pieno di vita, di sogni e di speranze. Un ragazzo normale, in altre parole.
Amava la Libertà e aveva capito che un regime come quello comunista – figlio di un’ideologia che si occupava dell’uomo come mero elemento materiale, eliminando l’elemento spirituale, l’elemento Umano – non poteva garantirne lo sviluppo.
Amava anche la Vita Jan, come bene supremo, e proprio conoscendone il valore assoluto scelse di metterla a repentaglio con il suo gesto estremo, al punto che un importante teologo ebbe a dire, proprio riguardo alla sua morte, che “non sempre Dio è dispiaciuto quando un uomo si toglie il suo bene supremo, la vita”.
Jan era di certo anticomunista, ma – badate bene – non era un “politico”, non era, “di Destra” o “di Sinistra”, ma credeva – come scrisse nei suoi diari – nell’ “importanza della coscienza nell’ agire dell’uomo”, al di là delle ideologie.
E abbiamo ritenuto che questo sia un insegnamento fondamentale per chi si dedica alla politica, in un mondo in cui ancora esistono tanti luoghi dove regimi dittatoriali (comunisti e non) opprimono milioni di persone, dalla Birmania alla Cina. E riguardo a quest’ultima, ricorre propro quest’anno il 20esimo anniversario della rivolta di piazza Tienamen, come ricordato nella giornata conclusiva. Nella speranza che non occorrano altri 20 anni prima di vedere un mondo più libero e più giusto, in un percorso ideale che riunisce Praga, Berlino (nel ventennale della caduta del Muro) e tutti quei luoghi dove i diritti umani sono calpestati.
Ma Jan Palach rappresenta anche lo spietato coraggio della gioventù, la forza trascinante di azioni che davvero possono smuovere le coscienze di un popolo e di una generazione. Basti ricordare che al suo funerale parteciparono 600.000 praghesi decisi a sfidare i carri armati sovietici, e che contemporaneamente tanti giovani in Occidente univano il proprio grido di libertà a quello del popolo cecoslovacco.
Jan Palach è, in altre parole, simbolo di quello che Ezra Pound definiva come l’unico pensiero accettabile, cioè quello che si fa azione.
E questo è quello che abbiamo cercato di fare durante l’intensa esperienza della Summer School 2009: accrescere la nostra formazione per poi riverberarla nell’agire quotidiano.
Non v’è oggi atto d’amore più grande che dedicarsi con intelligenza e passione alla propria comunità, sia essa locale, nazionale o, perché no, europea.
Se vogliamo sconfiggere il drago che ci vuole deboli e accondiscendenti dobbiamo avere il coraggio di donarci senza riserve.
E dobbiamo tenere sempre vivo il ricordo di Eroi come Jan Palach.
Děkuju Jan! Grazie Jan!

 

2) Le lettere di Gaetano Quagliariello e Maurizio Gasparri