04 Febbraio 2008  

Violante non strumentalizzi le istituzioni

Redazione

 

Signor Direttore,

si sta superando il limite, ed è un peccato. Una cosa è la polemica politica, altra la strumentalizzazione delle istituzioni fondamentali dello Stato per finalità di parte. Abbiamo già dovuto udire una lettura a dir poco forzata della sentenza con la quale la Corte Costituzionale ha dichiarato l’ammissibilità dei referendum. Ora l’onorevole Violante, con una lettera al Suo giornale, ipotizza che il comitato promotore dei referendum elevi conflitto d’attribuzione tra poteri contro un eventuale decreto di scioglimento delle Camere del Presidente della Repubblica. La circostanza sarebbe gravissima perché essa, implicitamente, tenderebbe a sovvertire le basi stesse dell’ordinamento. Con toni pacati ma al tempo stesso fermissimi vorrei far notare:

1)        Il nostro ordinamento fissa una indiscutibile gerarchia di importanza tra gli istituti della democrazia rappresentativa e quelli della democrazia diretta, che la legge n. 352 del 1970 si incarica di tradurre anche in gerarchia temporale. In virtù di essa, senza possibilità di equivoci, il decreto di scioglimento delle Camere produce la sospensione delle operazioni referendarie e il rinvio di un anno delle relative consultazioni. Questa disposizione ha una precisa ratio: vuol concedere a un Parlamento rinnovato e nella pienezza dei poteri la possibilità di approvare una nuova normativa che possa rendere inutile la consultazione referendaria.

2)        Alla luce della gerarchia di cui sopra, il decreto di scioglimento delle Camere va dunque considerato l’atto fondamentale con il quale il Presidente della Repubblica, dopo aver constatato l’esistenza di tutti i requisiti previsti dalla Costituzione, rimette in moto il meccanismo stesso della democrazia, facendo ritorno alla sua fonte: la sovranità popolare.

3)        Una eventuale impugnazione di tale atto, dunque, metterebbe la Corte Costituzionale in un insuperabile imbarazzo, in quanto essa si troverebbe a sindacare la valutazione del Capo dello Stato riguardo all’impossibilità di dare vita ad un nuovo governo che riceva la fiducia delle Camere.

Sono sicuro che il comitato promotore dei referendum non commetterà l’errore di compromettere uno strumento di fondamentale importanza costituzionale in una partita eminentemente politica. E’ quantomeno singolare, infatti, che da esponenti di uno stesso partito – il Partito Democratico – giunga al contempo la richiesta che il referendum si celebri prima di eventuali elezioni e quella che la normativa di risulta sia giudicata inapplicabile in quanto incostituzionale e dunque bisognosa di un successivo intervento da parte del Parlamento. E’ fin troppo chiaro che l’unica ratio di tali contraddittori interventi è quella di allontanare le elezioni per evitare che la sovranità popolare si esprima sui “rivendicati successi” del governo Prodi e della maggioranza uscente.

Se si avesse il coraggio di sostenere l’introduzione in Costituzione di una norma per la quale, allorquando il centrodestra “rischia” di prevalere, le elezioni siano automaticamente rinviate di un anno, si sarebbe più espliciti e, soprattutto, si farebbe meno male alle nostre Istituzioni.

Gaetano Quagliariello, senatore di Forza Italia

(dal Corriere della Sera)