Franco Frattini alla Scuola di Magna Carta
di Silvia Pasquini
“La politica internazionale è come la fisica, ogni spazio lasciato vuoto si riempie.” È cosi che inizia l’intervento di Franco Frattini a Magna Carta.
Non conoscere Frattini è impossibile. Il suo, è un curriculum fitto, frutto di innumerevoli esperienze maturate nei piani alti della politica nostrana.
Al suo arrivo in aula, tutti improvvisamente tacciono. Lo accogliamo con il rispetto che i liceali riservano al preside della scuola. Stima, timore e con la speranza di non dire nulla di stupido. Davanti ad una persona così colta e così importante, la paura di fare una domanda sbagliata, di fare un intervento ovvio e scontato c’è e si fa sentire.
A guardarlo bene però, tutto, di questo Kissinger nostrano, ti tranquillizza. Il viso bonario, il tono affettuoso con cui parla, la franchezza con cui si espone.
Quando inizia la sua lezione – “Scenari di crisi e prospettive di soluzione nella regione Mediterranea” – quello che sorprende, è la velocità con cui collega gli argomenti, senza mai dar modo di perdere il filo del discorso: conseguenze delle “rivoluzioni” Arabe, resoconto dell’azione militare in Libia, posizione dell’Italia nello scacchiere internazionale, ruolo decisivo della Russia e il grande assente, gli Stati Uniti.
Il tempo scorre veloce, prendere appunti è praticamente impossibile. Ti dedichi totalmente al suo ascolto, sperando di cogliere tutto, sperando di capire il più possibile. Parla con una tale chiarezza che scrivere non è neanche così fondamentale, perché poi, ti rendi conto che ogni singolo concetto entra nella tua testa e ci rimane.
L’anno 2011, per il governo Berlusconi è l’anno della caduta. L’opinione pubblica è occupata in una delle innumerevoli gogne mediatiche dedicate al capo del governo, il caso Ruby. La crisi economica avanza e, con grande appetito, si mangerà tutto ciò che gli si piazzerà davanti. Il ministro degli esteri, Franco Frattini, deve fare i conti con le Primavere Arabe, anzi, con le Rivoluzioni Arabe. Preferisce dire così, perché “primavere Arabe” lo associa a qualcosa di positivo, mentre di positivo, non c’è proprio niente.
“CAOS”. Ecco cosa hanno creato, secondo Frattini, queste rivoluzioni Arabe. Obama, in carica da ormai tre anni e al suo primo mandato, cambia strategia, mettendo in atto una clamorosa uscita di scena degli USA, applicando la “Leading from Behind” che tradotto significa “Cara Europa, il mare è vostrum, mica nostrum. Pensateci voi.”
Francia e Gran Bretagna non se lo fanno ripetere due volte, piazzandosi in prima linea e erigendosi a liberatori della Libia, contro il dittatore Gheddafi. Quello accaduto dopo, è storia recente: i risultati dell’operazione sono stati catastrofici. Le nostre coste sono cariche di immigrati, che sbarcano quotidianamente con le navi di ONG dagli interessi poco chiari, e non si sa quale sia l’interlocutore libico per chiarire questa strana e curiosa faccenda.
Frattini prosegue, ormai tutta l’aula è coinvolta nel suo discorso. Ci parla ancora, ci parla di come i vuoti che si riempiono, non sono solo territoriali ma, sono anche quelli che si contendono tra primedonne. Ed è questo il caso di Russia e Stati Uniti. Perché, mentre gli States sono distratti dalle elezioni e dalla vittoria di Trump, la Russia di Putin prende in mano la situazione in Medio Oriente, creando una coalizione per contenere Daesh, pacificando la Siria e prospettando una “nuova” unione della Libia, coadiuvato dall’Egitto. Insomma, ode alla Russia che, nel momento in cui gli Stati Uniti hanno abdicato al loro ruolo di garante della sicurezza mondiale, si è imposta con un atteggiamento assertivo e un’acuta pianificazione diplomatica e militare.
Nonostante la curatissima relazione dell’On. Frattini, sarebbe impossibile riportare in poche pagine tutti gli argomenti trattati.
Torno a casa contenta, con la certezza che – almeno per un periodo di tempo – un ministero cosi importante è stato dato in carico ad un uomo realmente interessato a salvare più vite possibili. E’ questo che per me fa la differenza tra la politica vera, che sto cercando di imparare, e la politica autoreferenziale. Tra la politica che cambia la vita delle persone, e lo fa in meglio, e la politica che non fa altro che parlare di sé stessa.