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Come più volte menzionato e atteso in passati articoli in questo dossier, l’agenda governativa sul nucleare registra ormai un rinvio al dopo elezioni regionali e, molto probabilmente, anche al dopo festività pasquali. Nella prima settimana di aprile, (9 Aprile) è in programma il vertice bilaterale italo-francese che ha tra i temi anche quello del ritorno all’atomo nel nostro paese e questa potrebbe dunque essere un’ottima occasione per presentarsi all’appuntamento con Sarkozy con il varo dell’Agenzia (finalmente) cosa fatta.

Infatti, mentre il decreto legislativo sulla localizzazione dei siti è entrato in vigore questa settimana (23 marzo), l’assenza dell’Agenzia rimane il principale ostacolo al disegno governativo (anche se mancano pure le delibere Cipe sulla tecnologia degli impianti da realizzare e sui consorzi e più chiarezza è necessaria riguardo la missione delle rinnovate Sogin ed Enea). La “bozza” di statuto è sostanzialmente definita ma la trattativa tra i ministeri coinvolti è ancora in corso e lascia ancora spazio a messe a punto finali. Soltanto dopo il via a questo documento, si procederà alla nomina dei vertici e all’adozione del regolamento che prevede, appunto, l’organizzazione ed il funzionamento dell’Agenzia. L’Agenzia intanto si è vista stanziare con il DL incentivi (approvato venerdì dal Cdm ma in vigore dal 6 aprile) le risorse per il 2010.

L’incertezza sugli esiti elettorali, tuttavia, può condizionare almeno in parte questo scenario a riguardo della scelta della sede dell’Agenzia in ballo da tempo tra Roma, Genova e Milano per finire con la designazione del collegio, presidente in testa, incarico per il quale il candidato forte, nonostante ripetuti tentativi di avvicendamento, resta tuttora Maurizio Cumo.

Ma non è solo l’Agenzia che sarà condizionata dal risultato elettorale. La scelta dei siti potrebbe diventare più chiara dopo le elezioni. Oppure più difficile – questo dipenderà dal risultato stesso. Una netta sconfitta del centro destra potrebbe mettere tutto in discussione. La momentanea pausa e il clima di incerteza di sicuro non aiuta il programma nucleare in genere e le decisioni degli investitori in particolare. Per esempio, Eni ha decisamente escluso partecipazione in un programma, citando tra altri motivi le incognite politiche.

Ma c’è un’altra interpretazione, più positiva, delle prossime elezioni regionali. Importanti come sono, e su questo non abbiamo dubbi, sono potenzialmente una distrazione nel processo di ritorno al nucleare, il quale è, giustamente, focalizzato sul lungo termine. Quindi, secondo tale interpretazione, independentemente dal risultato, una volta superato lo scoglio elettorale, il programma continuerà, con opportune modifiche ma senza troppi traumi. L’elemento più importante è, come dimostrato in numerosi esempi internazionali, la fiducia che operatori ed investitori hanno nel livello di impegno e “committment” del governo nel programma (si veda il caso del Regno Unito, dove a dispetto di elezioni, ricorsi giuridici, il programma è vivo ed in buona salute). Finora tale impegno da parte della corrente amministrazione non ha vacillato a dispetto di alcuni momentanei intoppi.

Quindi, il problema delle corrente elezioni non è tanto il risultato ma la reazione del governo. Panico di fronte ad una sconfitta non sarebbe la risposta giusta. Ignorare il risultato nemmeno (come per esempio hanno fatto i democratici negli Stati Uniti a riguardo della riforma della sanità – esempio chiarissimo che sconfitta elettorale non vuol dire rinunciare ai propri programmi quando il governo è serio a riguardo di una certa politica). Ma considerare le implicazioni e poi continuare, con opportune modifiche, sembra la strada migliore. Questa sarebbe la strada migliore anche nel caso, molto più probabile, di un risultato misto o incerto.

In conclusione, se noi fossimo “betting men”, come dicono i nostri colleghi inglesi, punteremmo sulla continuazione del programma senza troppi intoppi dopo le elezioni. In particolare la strategia nucleare e un previsto libro verde sull’energia sono i punti chiave su cui il governo dovrebbe concentrarsi nei prossimi mesi.

L’Occidentale