Diritti e libertà per un Occidente moderno
Nel corso della storia prevalse la religione islamica in tutto il Medio Oriente: nell’Africa mediterranea, in Mauritania, nel Sudan, in Turchia, nel Vicino Oriente e nelle Repubbliche dell’Asia Centrale. Solo nello Stato di Israele si impose una maggioranza ebraica mentre i cristiani maroniti e copti divennero significative minoranze religiose in Libano e in Egitto. La religione musulmana nacque nell’attuale Arabia Saudita nello Stato di Medina e a La Mecca nel V secolo, dalla predicazione del Profeta Maometto. Egli diceva di predicare il messaggio che l’Arcangelo Gabriele gli aveva rivelato più volte in lingua araba perché lo trasmettesse agli uomini. Era un messaggio semplicissimo: “Allah è il Dio unico che nell’ora della resurrezione premia i suoi fedeli, e Maometto è il suo profeta.”
Questo messaggio divenne il principio cardine dell’Islam e fu scritto nel libro sacro dei musulmani, il Corano. Nel 622 Maometto si trasferì con i suoi discepoli a Medina perché fortemente ostacolato dai clan di potenti famiglie de La Mecca ma dopo diverse (e violente) battaglie rientrò pacificamente a La Mecca durante un pellegrinaggio e la popolazione si convertì all’Islam. Fu proprio in questo periodo che fu elaborato il codice giuridico e di comportamento della società islamica, la Sharia, che ancora oggi è in vigore in alcuni Paesi. Il sogno di Maometto di costruire la comunità dei credenti, la Umma, si era realizzato e divenne il principio ispiratore dei popoli del Medio Oriente che nel secolo successivo alla morte del Profeta iniziarono grandi conquiste territoriali lungo 3 continenti.
Il califfato islamico (750) si estese dai Pirenei all’Indo e il Mediterraneo divenne un mare interno all’Islam. La religione musulmana dilagò tra i beduini e i berberi, che la esportarono anche in tutte le zone desertiche e pre-desertiche del Nord dell’Africa (1258). L’ultimo grande impero musulmano fu quello ottomano; creato dai turchi in Anatolia nel secolo XIV, comprendeva un‘ampia zona dell’Asia occidentale, l’Africa settentrionale e l’Europa balcanica. Nel secolo XIX l’impero ottomano si disgregò aprendo la strada del Medio Oriente alla penetrazione europea. Nel 1916 Gran Bretagna e Francia, con un accordo segreto, stabilirono le rispettive aree di influenza.
La Francia, già presente in Algeria e Tunisia, rilevò il Marocco spagnolo, ricevette un mandato per la Siria e creò l’odierno Libano togliendo alla Siria l’accesso al Mediterraneo.
La Gran Bretagna consolidò la sua presenza nel Golfo Persico e ricevette il mandato sulla Palestina e sulla Mesopotamia, dove venne creata la Transgiordania. L’Egitto divenne indipendente sotto la tutela del governo londinese. La Libia era stata conquistata dall’Italia nel 1912 dopo la guerra italo-turca. La presenza di Stati europei impedì la ricostruzione unitaria di una zona araba in grado di ostacolare sia le comunicazioni fra Oriente e Occidente che il controllo delle riserve petrolifere, che rimasero nelle mani della Gran Bretagna fino alla fine della seconda guerra mondiale. La penisola arabica comunque si organizzò come regno nel 1932 e sfuggì all’espansione europea ma la gran Bretagna riuscì a creare sulle sue coste meridionali e orientali siti petroliferi che divennero in seguito Stati indipendenti (Emirati Arabi, Kuwait e Oman).
La decolonizzazione del mondo arabo avvenne senza scontri militari tranne che in Algeria e Palestina. Nel 1945 venne costituita la prima associazione di Stati Musulmani, la Lega Araba che non si riconosceva né negli Stati Uniti d’America né nella ex Unione Sovietica. Le monarchie del Golfo Persico guidate dall’Arabia Saudita non fecero parte della Lega Araba e si riconoscevano alleate delle potenze occidentali. Nel 1947 l’ONU approvò un piano di spartizione della Palestina, terra d’origine degli ebrei, che prevedeva la formazione di due Stati: uno ebraico e uno arabo con Gerusalemme sotto tutela internazionale. Gli Stati arabi rifiutarono la risoluzione ONU e nel 1948 il governo provvisorio degli ebrei proclamò lo stato d’Israele nei confini indicati dall’Onu.
Nacque un conflitto regionale arabo–israeliano e un’immediata guerra con gli Stati Arabi che si concluse ne 1949 a favore degli israeliani. Israele occupò gran parte del territorio che doveva essere lo Stato arabo e si aprì la questione palestinese ancora oggi non risolta (uno dei più scottanti problemi per tutta la politica internazionale). Tutta quest’area geopolitica che va dall’Oceano Atlantico al Pamir a nord del Tropico del Cancro, composta da 30 Paesi, con una popolazione complessiva di oltre 450 milioni di abitanti, si identifica nell’omogenea identità culturale e storica dell’Islam. Numerosi governi di questi Paesi tendono a trasformare la Sharia in legge di Stato. Sono una decina i Paesi dove viene strettamente applicata la legge dettata dal Corano tra cui Sudan, Arabia Saudita , Yemen, Iran, Pakistan, Afghanistan.
In Algeria, Libia, Egitto, Marocco e Somalia la Sharia è la principale ma non la sola fonte di diritto. Ci sono inoltre Paesi a maggioranza musulmana dove lo Stato è laico o la Sharia viene applicata con tolleranza tra cui, Tunisia, Turchia, Siria, Iraq. Questa zona a cavallo tra Africa e Asia ha un grande ruolo strategico negli equilibri mondiali, tre quarti delle riserve mondiali degli idrocarburi sono in queste terre e dai giacimenti di queste terre viene estratto il 35% del petrolio commercializzato nel mondo. L’area di scontro e instabilità del Vicino Oriente dovuta alla questione israelo-palestinese, gli squilibri economici e l’industria poco sviluppata dell’Africa settentrionale, le manifestazioni di popolo che hanno rovesciato il dittatore in Tunisia, le proteste in Egitto che hanno fatto cadere Mubarak, la rivolta contro Gheddafi, le proteste nello Yemen, la rabbia che arriva in Iraq, i cortei che attraversano il Bahrein e l’Oman, la richiesta di diritti e libertà cambieranno tutte le relazioni internazionali e diplomatiche fra Occidente e Medio Oriente.
Non c’è dubbio che è in corso una rivoluzione per un forte bisogno di trasformazione che l’Occidente non aveva saputo prevedere; c’è allora da augurarsi che l’Europa e l’Occidente siano in grado di accompagnare il cambiamento in atto. Resta comunque difficile prevedere quali nuove relazioni e rapporti internazionali saranno annodati fra Medio Oriente e Occidente, quali strategie seguire per vigilare insieme e più democraticamente sulla sicurezza globale, per una lotta comune contro l’estremismo islamico, per raggiungere la pace regionale e per la stabilità dei rapporti politico-culturali e gli scambi economici. Questa nuova generazione di arabi che chiede diritti e libertà dovrebbe essere una garanzia contro ogni forma di integralismo, fondamentalismo e la Jihad e rappresentare una nuova ”Età d’oro araba”. Quel periodo che la storiografia araba identifica il momento di massimo splendore di questa civiltà, quando le popolazioni conquistate che non si erano convertite all’islam furono lasciate libere di rimanere fedeli alla loro religione.