Il multiculturalismo liberale
Il multiculturalismo non è una categoria concettuale applicabile a una realtà sociale specifica e corrispondente a una sola posizione ideologica, è piuttosto uno stato che indica la presenza della differenza nelle società occidentali contemporanee.
Questo termine si inserisce in un complesso contesto di mutamenti della struttura sociale che indebolisce lo stato-nazione, tradizionale fonte di identificazione e coesione sociale fra i cittadini. La parola multiculturalismo compare prima negli Stati Uniti poi in Europa alla fine degli anni ottanta, segnala l’inizio di un conflitto non facile da superare come avvenne negli anni sessanta quando la differenza era stata percepita come un valore da proteggere e che aveva trovato la sua sintesi politica nel concetto di melting pot. Crogiolo di una nuova umanità o melting pot era il superamento delle specificità, l’ideale di uguaglianza, il programma di integrazione e assimilazione delle differenze condiviso dagli stati-nazione occidentali.
Lentamente ma inesorabilmente l’azione democratica atta a favorire la partecipazione e l’integrazione di tutti i soggetti della società subisce un radicale momento di crisi. L’ideale di uguaglianza e di assimilazione delle differenze viene criticato e percepito come una forzatura. Nasce un nuovo sentimento nei confronti della diversità e specificità individuale e di gruppo e si favoriscono politiche che valorizzano il riconoscersi nel contesto delle proprie tradizioni culturali.
Il multiculturalismo non si esaurisce nella semplice affermazione della differenza, chiede soprattutto riconoscimento dell’appartenenza a un gruppo in nome del quale rivendicare autonomia e accesso privilegiato a risorse sociali. Si possono distinguere numerose differenze costituite da minoranze nazionali, da minoranze interne marginalizzate e differenze derivate da processi migratori.
I sostenitori del multiculturalismo considerano la differenza un requisito irrinunciabile per la costruzione dell’identità individuale e la piena realizzazione di sé e sottolineando che le differenze sono portatrici di competenze e abilità. Chi nutre perplessità verso il multiculturalismo invece sostiene che ”porre in evidenza il valore della differenza come base per la realizzazione personale e del gruppo può portare a sviluppare forme di etnocentrismo e sciovinismo culturale”.
Il multiculturalismo può anche facilmente portare ad un’esplosione delle differenze, a una forte conflittualità sociale perché la differenza introduce frantumazioni e diventa difficile individuare elementi comuni su cui fondare la condivisione, la collaborazione e il confronto.
Alcuni sociologi analisti sostengono che per evitare che la differenza sia causa di conflitto è necessario percorrere la strada del multiculturalismo liberale conciliando l’attenzione alla differenza con l’esaltazione della libertà e la promozione del pluralismo. Una società multiculturale e liberale consente una maggiore libertà di scelte perché ciascuno
possa costruire la propria identità. La differenza viene accettata come diritto individuale e non come diritto collettivo in quanto è la libertà di scelta individuale che richiede riconoscimento, non l’appartenenza a un gruppo particolare e la differenza si deve coniugare con il rispetto della libertà di ciascuno.
Il multiculturalismo liberale esclude la deriva del monoculturalismo, una società mondiale unificata e pacificata perché omologata in un’unica cultura, come esclude il multiculturalismo – un insieme di universi separati comunicanti fra di loro solo attraverso il mercato (Touraine, 1999 ).