La nuova geografia giudiziaria
Il Consiglio dei Ministri, in data 6 luglio, ha approvato il decreto legge n. 95 contenente la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, dando così attuazione alla delega al Governo attribuita dalla legge per la stabilizzazione finanziaria n. 148 del 2011 ( Governo Berlusconi).
Il decreto legislativo, che dovrà raccogliere il parere obbligatorio ma non vincolante delle Commissioni parlamentari, prevede:
– la riduzione e l’accorpamento di 37 tribunali e di 38 procure;
– la soppressione di tutte le 220 sezioni distaccate di tribunale;
– la ridistribuzione sul territorio del personale amministrativo e dei magistrati già in organico nelle sedi soppresse.
Inoltre è prevista la soppressione di 674 sedi di Giudici di Pace.
L’ iter di approvazione del decreto non si prevede né facile né tranquillo. Contro questo provvedimento si sono schierati partiti politici e Avvocati che criticano sia il risultato che i criteri di valutazione utilizzati.
È opportuno ricordare che alcuni criteri, non derogabili, sono stati imposti dalla legge delega: in particolare l’obbligo di permanenza del tribunale ordinario nei circondari capoluogo di provincia, e il limite previsto dalla cosiddetta “regola del tre” , vale a dire non meno di tre tribunali e procure per ciascun distretto di Corte di Appello, che ha impedito la soppressione di uffici al di sotto degli standard fissati. Proprio la concomitanza di queste due regole ha ristretto l’ambito di intervento sul totale dei 165 tribunali. Non è invece stato applicato il criterio, anch’esso previsto nella legge delega, di valutazione di efficienza e produttività degli uffici.
Gli Avvocati lamentano che la scelta applicata dal Governo sia stata quella di soppressione, indiscriminata, dei Tribunali minori senza controlli sulle voci di spesa. Così come si lamenta la non corretta valutazione del risparmio di spesa.
Il Governa afferma che la riduzione degli uffici giudiziari comporterà risparmi di spesa, pari a circa 2.889.597 euro per il 2012, 17.337.581 per il 2013 e 31.358.999 per il 2014.
Le previsioni dell’Avvocatura, invece, prevedono un risparmio di circa 17 milioni per lo stesso periodo.
È incontestabile che una revisione della geografia giudiziaria doveva essere posta in essere, visto che la distribuzione degli Uffici Giudiziari risale al regno Sabaudo. Infatti non poteva continuare ad esistere una situazione che vedeva alcune Regioni come Piemonte e Sicilia con 17 Tribunali e una miriade di Uffici dei Giudici di Pace.
Le conseguenze di questa situazione sono evidenti a tutti.
Il Governo, accorpando i piccoli Tribunali e disponendo la soppressione di tutte le sedi distaccate di Tribunali, certamente risparmierà ingenti somme anche solo non dovendo più pagare canoni di locazione degli immobili che ospitano questi Uffici Giudiziari. Risparmiando risorse si potrà meglio utilizzare quelle a disposizione.
Se non vogliamo parlare di miglior efficienza ( smaltimento dei carichi di lavoro da parte dei Giudici) sicuramente accorpando il personale amministrativo verranno, anche se solo in parte, sanate quelle carenze d’organico che al Nord sono rilevantissime e certamente non inciderà, in senso negativo, il maggior carico di lavoro che arriverà dalle sede soppresse. Quando gli uffici avranno il loro organico, si auspica al completo, il lavoro potrà essere organizzato avendo la massima efficienza.
È vero che gli Avvocati non concordano su questa riforma. Ad esempio molti Colleghi dovranno rivedere la propria organizzazione in quanto perderanno le cosiddette “domiciliazioni” e questo porterà un sensibile calo dei guadagni ma ciò era già prevedibile in quanto con l’attivazione del Processo Civile Telematico per moltissime attività processuali non è più necessario il Collega “in loco”.
Tutte queste opposizioni si sono già vissute quando sono state abolite le “ Preture”. Ovviamente qualche miglioramento può essere disposto in sede di conversione del decreto ma le modifiche debbono rispecchiare principi oggettivi ( es. posizionamento territoriale).
Sarebbe importante che i partiti politici, in sede di voto di conversione, non si facessero condizionare dal calcolo dei voti che potrebbero ottenere, alle prossime elezioni, nel caso in cui riuscissero a “salvare” l’ufficio giudiziario di riferimento dalla riforma. Se anche questa volta le scelte saranno dettate dai voti non si riuscirà mai ad avere una qualsivoglia riforma e diventerà inutile parlare di risparmi.
La giustizia italiana ha bisogno di riforme importanti e questa revisione delle circoscrizioni giudiziarie potrebbe rappresentare un buon inizio unitamente alla riforma forense.