28 Gennaio 2011   •  News

La previdenza complementare sarà la chiave per il futuro sereno dei giovani italiani

Redazione

L’economia abruzzese sta cercando di uscire da un periodo di congiuntura particolarmente critico. Il rapporto annuale del CRESA sull’economia regionale segnala per il 2009 un tasso di disoccupazione pari all’ 8,1%. Questo dato va interpretato tenendo conto dell’elevato peso del comparto industriale (circa il 20%) nell’economia abruzzese che, assieme all’elevata esposizione verso l’export, ha naturalmente risentito del calo della domanda mondiale.

In un quadro di riferimento così determinato, i giovani si devono confrontare con un mercato del lavoro scarso di opportunità e ricco di contraddizioni. Nello specifico, però, va riscontrata la reticenza o lo scarso interesse nell’aderire alle forme di pensione integrativa per la previdenza complementare.

Questo tipo di investimento detto anche FIP (Forma Individuale Pensionistica) consente di supplire all’eventuale inadeguatezza della pensione, erogata dagli enti previdenziali (INPS, INPDAP,ecc…) in quanto l’ultima riforma delle pensioni lascia intravedere un futuro (pensionistico) di sostanziale difficoltà per i giovani d’oggi. Infatti, se le cose dovessero rimanere così si prevede che un giovane lavoratore dipendente che inizia a lavorare con la riforma vigente andrà in pensione con il 50% circa del suo ultimo reddito (per esempio, se l’ultimo stipendio percepito è di 1000 euro la pensione che percepirà sarà di 500 euro), mentre se consideriamo i lavoratori privati, la percentuale si abbassa ulteriormente fino ad arrivare al 30%. Stando a questi dati, si riscontra la necessità di integrare la propria pensione con una di tipo complementare se non si vuole ridurre significativamente il proprio potere d’acquisto con un conseguente mutamento dello stile di vita.

Il metodo più consigliato è quello di costruirsi durante la vita lavorativa un capitale alternativo, aderendo alle forme individuali pensionistiche proposte da Banche o Assicurazioni. Queste forme d’investimento prevedono il versamento di una piccola cifra annuale (frazionabile anche mensilmente) solitamente non inferiore ai 1200 euro all’anno. Così facendo si ha la possibilità di alimentare anno per anno una riserva di capitale che verrà erogata sotto forma di rendita mensile una volta andati in pensione. Oltre a questo vantaggio, la riforma vigente consente di dedurre dal reddito complessivo il capitale investito fino ad un massimo di euro 5164.57 annui, ottenendo in tal senso un risparmio fiscale calcolabile moltiplicando l’aliquota di imposizione fiscale più elevata applicabile al proprio reddito per il contributo versato alla forma pensionistica complementare in quell’ anno. Facciamo maggiore chiarezza: ipotizziamo che un giovane lavoratore sottoscriva una forma di previdenza complementare da 1200 euro all’anno versando i classici 100 euro mensili. Il giovane risparmierà l’equivalente della sua aliquota Irpef (imposta sul reddito) moltiplicato per i 1200 euro versati, ovvero il 23% (aliquota IRPEF minima) di 1200 euro, quindi pari a 276 euro.

Il risultato è che oltre a costruire un capitale alternativo, per ogni anno di versamento, il lavoratore può contare su un risparmio fiscale consistente che se moltiplicato per ogni anno di contribuzione, andrà a costituire un vantaggio notevole. Va però sottolineato come il capitale accumulato, sia assoggettato ad una ritenuta di imposta (a titolo definitivo) con aliquota del 15%. Tale aliquota si riduce dal quindicesimo anno di contribuzione in poi di una quota pari a 0,3%. La riduzione massima è comunque del 6% per cui, dopo il 36° anno di partecipazione alle forme pensionistiche complementari, si applica l’aliquota di imposizione del 9%. Inoltre, una volta sottoscritto questo tipo di contratto c’è la possibilità di riscattare il proprio denaro per determinati motivi, come ad esempio l’acquisto della prima casa (propria o di un figlio), la ristrutturazione della propria abitazione, la prolungata in occupazione o per spese mediche di carattere straordinario.

Ovviamente questo articolo cerca di condensare in poche righe l’articolata questione della previdenza complementare, che dovrebbe interessare maggiormente i giovani d’oggi vista la precarietà con cui la vita lavorativa si articola in questi anni. Pensare quindi al domani contribuendo in maniera equilibrata oggi appare necessario, oltre che opportuno, per godere di un futuro più sereno e con minori difficoltà.