18 Febbraio 2013   •  News

La riforma forense

Redazione

In più di una occasione il Prof. Monti ha dichiarato che: “ Abbiamo avuto nelle ultime ore di vita di questa legislatura in Senato qualcosa che e’ molto illuminante sulle priorita’ delle forze politiche, in quel caso di una delle forze politiche: ci si trovava a dover fare una scelta tra l’approvazione di misure alternative alla detenzione o di portare fino in fondo l’approvazione della legge di riforma forense”. L’approvazione di questa legge  è di importanza fondamentale in quanto oltre ad interessare un ingente numero di cittadini italiani, doveva andare a regolamentare una categoria di professionisti, gli Avvocati,  che svolgevano la propria professione ( garantita dall’art. 24 della Costituzione unitamente alla professione medica) con una legge degli anni 1933 -1934. Dalla prima e unica legge professionale l’Avvocatura si è trasformata, dovendosi adattare alle nuove realtà  e alle nuove esigenze dei propri clienti. In tutti questi anni si è sempre dovuto, in assenza di una legge più moderna, trovare degli adattamenti oltre che a subire i vari attacchi politici. Non ultima, in tal senso la riforma Bersani del 2006 con cui venivano, tra gli altri,  aboliti i minimi tarrifari e si liberalizzava la pubblicità.

La professione forense aveva il disperato bisogno di avere una “ LEGGE speciale” organica che la regolarizzasse e non fosse sottoposta a regole dettate da Decreti Ministeriali che la ponevano in una posizione inferiore anche rispetto alle professioni non regolamentate riconosciute per legge il 18 dicembre 2012.

Non può essere condivisa l’affermazione del Presidente Monti quando dice che la riforma forense “non aiuta i giovani avvocati, non disciplina l’accesso alla professione e aumenta solo i poteri degli organi rappresentativi dell’avvocatura”.

I giovani Avvocati potranno  trovare una loro collocazione all’interno della professione nel momento in cui ci saranno delle precise regole. Non è il gioco al ribasso dei compensi che può aiutare i giovani professionisti a trovare il loro spazio.  I giovani avranno il loro lavoro quando saranno correttamente formati e con adeguata specializzazione.

Il problema dell’accesso alla professione è da ricercare nella formazione universitaria e in un corretto “tirocinio”. Sicuramente i giovani Praticanti non avranno maggiori  chances  svolgendo 18 mesi di pratica anziché 24 mesi. Non è neppure vero che questa legge aumenta i poteri degli organi rappresentativi dell’ Avvocatura.

Gli Ordini Circondariali svolgono un’attività di vigilanza sull’operato dei propri iscritti, organizzano e vigilano sulla formazione, prestano il servizio di consulenza per il Patrocinio per i non abbienti, e tanto altro. I membri degli Ordini prestano la loro attività gratuitamente, così come i Consiglieri del Consiglio Nazionale Forense per cui non si capisce quale sia l’aumento del potere di questi organi.

Questa legge è stata fortemente voluta dall’Avvocatura che al Congresso di Bari del novembre 2012  ha consegnato al Senatore Schifani l’esito di una votazione con cui si esprimeva, a larghissima maggioranza, l’approvazione di questa legge. Finalmente, dopo oltre 10 anni, la nuova riforma forense permette di guardare al futuro con ottimismo che andrà a beneficio anche dei cittadini che avranno a disposizione un sistema giustizia più  efficiente e più comprensibile. Pochi mesi fa ho concluso il mio articolo sulla geografia giudiziaria auspicando l’approvazione della riforma forense, e si è avverato, ora auspico che possa trovare applicazione il processo civile telematico in tutte le sede giudiziarie d’Italia.

Daniela Dondi