10 Ottobre 2016  

La vita normale a L’Aquila riparte dalle sue 398 meravigliose maestre

Alfonso Celotto

di Elisabetta Leslie Papacella

“Le 398 meravigliose maestre de L’ Aquila” è il titolo del libro che è stato presentato oggi alla sala stampa della camera dei deputati. Erano presenti i senatori Franco Marini e Gaetano Quagliariello e le onorevoli Valentina Aprea e Paola Binetti.

Il libro racconta e testimonia il progetto sperimentale realizzato dall’istituto idO di Roma, per contrastare gli effetti del trauma tramite la scuola. Il progetto è stato realizzato da un gruppo di psicologi coordinati dal direttore dell’istituto di Ortofonologia di Roma, il dottor Federico Bianchi di Castelbianco e dalla dott.ssa Magda Di Renzo.

Il libro è un diario del percorso di sostegno psicologico alle insegnanti e ai bambini delle scuole elementari aquilane. Percorso portato avanti attraverso le stesse maestre. Il progetto di recupero e prevenzione è il primo in Italia nel suo genere; ha coinvolto 398 insegnanti e 2000 bambini delle scuole dell’Aquila, dopo il sisma del 6 Aprile 2009. Uno spazio specifico è stato pensato per gli adolescenti, 1500, con sportelli di ascolto e incontri di gruppo tematici.

Le insegnanti sono state affiancate ed aiutate ad elaborare il loro trauma per poi essere in grado di tornare ad essere il punto di riferimento dei loro alunni. Reimparare a vivere la normalità è stato il loro progetto. Ritrovare un senso, ricercare dentro se stesse quelle risorse che si attivano dopo grandi tragedie e che permettono di ripartire con nuovi significati. Tutto ciò ha bisogno di tempo, di ascolto, di elaborazione. Le maestre si sono messe in gioco per se stesse e per i propri alunni, con i quali hanno dovuto condividere l’assenza di compagni, amici, genitori. Hanno dovuto ritrovare e attivare quelle forze sconosciute che ci abitano e che ci vengono a trovare per sorreggerci nei momenti in cui sembra tutto perso.

Gli psicologi hanno lavorato con le insegnanti che in quanto donne, sono naturalmente capaci di occuparsi del mondo affettivo, di elaborare le emozioni e di aiutare gli altri a farlo. Inoltre l’azione educativa, anche se a volte diversa rispetto ai contenuti standard della scuola, era sempre pensata per riprovare a vivere la normalità anche se deformata dalla tragedia. Ritrovare nel caos, nella polvere, nelle assenze dei cari di nuovo un motivo per dire sì alla vita.

È un libro emozionante poiché anche se i lavori rappresentano contenuti scientifici, nelle pieghe degli stessi scorrono i visi dei protagonisti che toccano il cuore. Bambini che chiedono di voler dimenticare ed andare avanti quando chiamano il terremoto;” il mostro assassino,” “il ruba abitanti,” “il signor distruttore”.

Il libro ci racconta la forza delle donne, la forza dell’amore. Queste donne hanno amato e sostenuto i loro alunni. Si sono lasciate aiutare anche se erano lontane da una cultura psicologica; hanno compreso ed accettato che poteva essere la strada ed hanno lottato, faticato, per ritrovare la forza che le potesse far essere di nuovo maestre e punto di riferimento per i propri ragazzi. E’ stato grazie al loro lavoro che i ragazzi hanno potuto ritornare ad immaginare una normale giornata di scuola anche se la classe era uno spazio chiuso tra i teli.

È stato uno stupendo lavoro di squadra tra psicologi e maestre. Ognuno ha messo il proprio sapere e il proprio sentire. Le insegnanti hanno rappresentato per i bambini il riferimento in una situazione dove non esistevano più riferimenti né temporali né spaziali. Dove il processo di crescita rischiava di essere interrotto.

Gli psicologi hanno accolto e sostenuto le insegnanti nei loro vissuti personali. Solo così le maestre hanno potuto affrontare i bambini senza aggiungere le loro emozioni o senza negarle difensivamente. Hanno riproposto ai bambini i temi e le esperienze che loro stesse avevano sperimentato grazie al lavoro con gli psicologi. Ritrovare se stesse e le proprie abilità educative per sorreggere i propri alunni è stata la sfida.

Dunque sostenere le insegnanti nei loro vissuti personali è stato il passaggio fondante affinché esse potessero aiutare i ragazzi a superare il trauma attraverso la ricerca di nuovi significati che emergevano dall’elaborazione delle macerie. Ricostruire muri non solo esterni ma anche interni ha conferito grande dignità al progetto.