29 Febbraio 2012   •  News

Le arance di Rosarno e la Coca-Cola. Un paradosso di claudicante moralità

Redazione

Da alcuni giorni si parla del caso «arance di Rosarno»: pare che la Coca-Cola Corporation abbia “scoperto”, grazie a un’inchiesta del quotidiano «The Ecologist», che parte delle arance di cui si serviva per la produzione della Fanta – bevanda all’arancia – provenisse da lavoro nero, sfruttato e mal pagato, di quel paesino calabrese famoso per le rivolte del gennaio 2010. A seguito della pubblicazione dell’inchiesta, la Coca-Cola ha deciso quindi di disdire i contratti di fornitura delle arance con i produttori calabresi. E qui arrivano le dolenti note. È infatti corretta opinione comune che favorire l’immigrazione clandestina a scopo di lucro sia profondamente immorale. È altrettanto diffusa l’idea che sfruttare gli stessi immigrati, spesso giovanissimi, sottoponendoli a uno status di semi-schiavitù, sia altrettanto da condannare. Ebbene, secondo il sindaco di Rosarno – Elisabetta Tripodi (PD) – è un fatto «gravissimo» che un’azienda interrompa i suoi contratti con i fornitori locali. Gli stessi – faccio rilevare – che, per inciso, praticano però quelli che rappresentano a tutti gli effetti reati penali (sfruttamento del lavoro nero, riduzione in schiavitù, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina etc.).

Strano. La CocaCola, un po’ per immagine e un po’ forse per buon senso, decide di tagliare i legami con chi sfrutta gli immigrati (o «migranti», come va di moda ora) e una rappresentante della Sinistra grida allo scandalo insieme a decine di giornali? Che fine hanno fatto i cori contro le speculazioni umane delle multinazionali? La risposta è semplice: le stesse multinazionali (ma anche le piccole-medie imprese) sono in certi casi diventate molto più sensibili della maggior parte del settore pubblico. Oltre a creare lavoro, fornire servizi e rispondere alla domanda di consumo, hanno adottato negli ultimi anni, un po’ per figurazione e un po’ per coscienza, diverse misure di «Corporate Social Responsibility»: vale a dire politiche aziendali che rispettano e promuovono i diritti civili, l’ambiente, i dipendenti e via discorrendo. Quindi, se l’amministrazione di Rosarno spera nella rielezione al prossimo turno da parte dei medesimi produttori di arance (perché in qualche modo stima di riconquistare le forniture alla CocaCola) si rassegni: avrà sulla coscienza qualche migliaio di diseredati sfruttati e schiavizzati da individui e organizzazioni con pochissimi scrupoli. Alla faccia della presunta superiorità morale di quanti da anni richiamano la nostra attenzione mediatica sugli immigrati, le multinazionali in caccia di mero profitto, i cattivi enti privati et alii.