25 Febbraio 2011   •  News

Mediterraneo. La sfida del Terzo millennio

Redazione

Mediterraneo, crocevia di identità che abbraccia tre continenti: Africa, Asia ed Europa. Una parte del bacino mediterraneo settentrionale e del Medio oriente sono oggi teatro di eventi di giorno in giorno più drammatici, ma anche di una sorta di assedio psicologico che si è dilatato nella coscienza collettiva amareggiata dalla consapevolezza che la situazione di crisi geopolitica internazionale sembra destinata a divenire una realtà con cui coesistere per chissà quanti anni ancora. Mentre negli anni passati a est dell’Europa si sono abbattute barriere ed estesi i mercati, a sud tutto sembra in apparenza destinato a soccombere sotto il fuoco incrociato delle ostilità o del terrorismo. Per i Paesi che hanno nel Mediterraneo un riferimento, non solo commerciale ma anche culturale, le tensioni in atto in questo spazio rappresentano il soffocamento di ogni progetto per il futuro. Non si può infatti immaginare di mantenere e valorizzare le proprie radici culturali quando anche il solo spostarsi da un luogo all’altro diventa fonte di preoccupazione a motivo dei pericoli cui si va incontro.

Allora ci si domanda quale possa essere, in questo contesto, il significato di integrazione e amalgama sociale e culturale. Ci si chiede se lo scontro tra Occidente e mondo islamico sia l’unica realtà con cui ci si deve abituare a convivere. Anche in questa riflessione la Storia ci fa da maestra: Venezia, tra il XIV e il XVI secolo fu l’unica potenza europea che mantenne stabilmente i propri rappresentanti diplomatici e commerciali a Costantinopoli e nelle altre città del vicino Oriente, presso i turchi, i persiani e gli arabi. Lungo le direttrici di contatti militari ed economici che portavano però sempre uno strascico culturale di indiscusso valore intellettuale e di complessa e reciproca contaminazione. Dove l’infedele non era considerato inimicus ma iustus hostis. Quando non esisteva ancora la nostra nozione di “scontro di civiltà”. Un’epoca ferrea, certo, che non impediva però all’Occidente come all’Oriente di conoscere, apprezzare e soprattutto imparare a comprendere i costumi, la filosofia e il carattere degli infedeli chiunque essi fossero l’uno per l’altro.

Fino a pochi anni addietro il nostro continente si proponeva ancora come elemento di coesione tra questi mondi, con il suo ruolo di mediazione culturale, politica ed economica. Lo stesso allargamento a est dell’Europa, tuttavia, pone all’ordine del giorno sollecitazioni che ne allontanano parzialmente gli interessi dal Mediterraneo. Lo spazio a oriente dell’Europa offrirà ai paesi dell’Unione, a cominciare dalla Germania – ma anche all’Italia – occasioni di investimenti economici e impegni industriali tali che il sud potrebbe diventare parzialmente marginale per gli interessi europei con effetti preoccupanti per la civiltà, la cultura e l’economia di Paesi – quali Italia, Spagna, Francia e Grecia – che hanno una vocazione storica radicata nel Mediterraneo. Senza il contributo fattivo di Stati come l’Italia, il Mediterraneo potrebbe rimanere per molto tempo ancora un teatro di guerra e di terrore.

Importante per noi è imparare oggi a fare tesoro della nostra antica esperienza, in una globalità contemporanea che dimostri ampiamente dinamismo e intelligenza nel consolidare un rapporto reciproco all’interno di un circuito geografico esteso, ma ricco di differenti e diversificate opportunità di interscambio tra le regioni Nord-Sud e tra quelle Est-Ovest del Mediterraneo. Un’Europa che estendesse i suoi interessi, non solo economici, a sud del Mediterraneo sarebbe la reale novità del secolo appena avviato. Un impulso la cui necessità è profondamente avvertita in molti dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, culla di civiltà, teatro di gravissimi e dolorosi conflitti, vera sfida per il futuro dei popoli confinanti. Davanti a questo scenario è evidente per ognuno l’importanza che nazioni come l’Italia favoriscano una politica di assetto multilaterale degli equilibri mondiali e di progresso verso uno sviluppo dell’asse euro-africano. Nella comune attenzione – da maturare in un clima di ascolto, di tolleranza e di rispetto vicendevoli – verso la promozione dei diritti dell’uomo e della loro concreta applicazione in un sistema democratico, della condivisione ordinata delle risorse dell’area e con tutto ciò della programmazione e della realizzazione di iniziative mirate a un’accelerazione dei processi dello sviluppo sostenibile, nonché al superamento di questioni primarie come quelle dell’emarginazione sociale, del lavoro e dell’emigrazione.