Quagliariello: “In Abruzzo è nata una nuova classe dirigente”
Discontinuità. E’ questa la parola che Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori del Pdl, ha usato più spesso per raccontare il quadro politico della regione Abruzzo. E la discontinuità a cui ha fatto riferimento il senatore è quella con un passato che ha portato l’Abruzzo in una situazione di grave crisi, non solo economica ma soprattutto morale, che oggi la regione sta lasciando finalmente alle spalle. Merito di una classe dirigente guidata dal presidente della Regione, Gianni Chiodi, che vuole rinnovarsi, tagliare i ponti con un passato fatto di compromessi e clientelismo. Con quel modo di intendere la politica non come bene comune ma come privilegio per pochi che ha sprofondato l’Abruzzo tra le regioni con il debito pubblico più alto d’Europa e con una propensione alla crescita e allo sviluppo drammaticamente in ritardo.
E’ stata una giornata intensa quella che il senatore Quagliariello ha trascorso a Lanciano. Il pretesto era la presentazione del suo libro: “ La persona, il popolo e la libertà”, per una nuova generazione di politici cristiani. Ma durante gli incontri organizzati dai dirigenti locali del Pdl il dibattito e le riflessioni sono andate ben oltre. C’è fermento e voglia di futuro tra i cittadini. L’Abruzzo, come ha sottolineato Quagliariello, sta vivendo una fase di rinascita. Eppure, persiste un forte interesse a far credere che non sia cambiato nulla. “Una concessione al gattopardismo che piace ai vostri detrattori ma che deve essere combattuta perché non corrisponde a verità – ha sottolineato il senatore Quagliariello -. Il Pdl in Abruzzo deve resistere e per farlo deve avere la capacità di andare oltre il Pdl”.
Inevitabile, quindi, il riferimento alla scissione che ha colpito il partito, che però può rappresentare un’opportunità: “Credo che questa scissione abbia dato al Pdl più compattezza ideale – ha spiegato Quagliariello -. Perché ha riguardato solo la classe politica e non gli elettori. Lo capiremo credo meglio nei prossimi mesi e nei prossimi anni”. Quello che è certo, per il senatore, è che d’ora in poi per il Pdl possono aprirsi strade: “Potrà recuperare quegli elettori moderati che si trovano senza bussola, perché la sinistra deve essere in grado di scegliere: non può stare allo stesso tempo con Bonanni e con la Fiom, con la Binetti e con Pannella, non può stare con Fioroni e con Vendola. Sono cose che provocano quanto meno un disincanto nei cittadini”.
Ma non c’è stata solo la politica ad impegnare la giornata abruzzese del vicepresidente vicario dei senatori del Pdl. Ad attenderlo, infatti, c’era anche il mondo dell’industria a cominciare dal presidente del consiglio di amministrazione della società di trasporto Frentana, Pasquale Di Nardo. Con lui e con il presidente provinciale di Confidustria Chieti, Paolo Primavera e il vice coordinatore regionale del Pdl, Fabrizio Di Stefano, il senatore ha discusso del progetto per la realizzazione del Campus dell’Automotive nel comune di Mozzagrogna. Un’iniziativa che ha colpito favorevolmente Quagliariello che ha assicurato l’impegno a seguire le vie necessarie per poter trovare i finanziamenti perché il progetto diventi realtà: “solo attraverso l’innovazione – ha infatti ribadito – si potranno sostenere le sfide del futuro”.
Dopo la visita al Palazzo di Città per un incontro con il sindaco Filippo Paolini, un vero e proprio bagno di folla ha accolto il senatore a Palazzo degli Studi, dove si è svolto il convegno organizzato dalla Fondazione Magna Carta. Ad ascoltare le riflessioni del senatore tutti i vertici del Pdl abruzzese, dal governatore Gianni Chiodi, al senatore e coordinatore regionale del Pdl Filippo Piccone. E ancora, gli assessori regionali Mauro Febbo e Alfredo Castiglione i consiglieri regionali Federica Chiavaroli, Nicola Argirò, Antonio Prospero e Riccardo Chiavaroli; il presidente della Provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, assessori e consiglieri provinciali e comunali. Ed è stato un discorso appassionato quello condotto dal senatore, prendendo spunto dalle riflessioni contenute nel suo libro. In un continuo confronto con le vicende più attuali, Quagliariello ha affrontato il caso Wikileaks, per poi raccontare dell’America e della crisi d’identità che sta vivendo la più grande potenza mondiale. Poi un approfondimento storico, per comprendere le ragioni profonde di alcuni cambiamenti e contrapposizioni che stanno caratterizzando la nostra società, come quella tra conservatori e progressisti. E ancora, la questione etica, prendendo spunto da caso Englaro e il problema della giustizia, che nel nostro Paese è preda delle strumentalizzazioni e dei giochi di potere.
Il caso Wikileaks è per Quagliariello nient’altro che la dimostrazione di una nuova dimensione di insicurezza che colpisce gli Stati e che è legata allo sviluppo delle nuove tecnologie. Ridimensionando la presunta portata delle rivelazioni diffuse – “anche in passato accadevano cose simili, con la differenza che restavano segrete” – , per il senatore il vero problema è il senso di insicurezza dell’America che traspare da questa vicenda.
Poi Quaglieriello si è soffermato sui cambiamenti profondi e sulla crisi di idee che sta investendo la nostra società, partendo dalla ricerca del significato della differenziazione tra progressisti e i conservatori. Una spaccatura “provocata dalla fine di due grandi ideologie: il comunismo da un lato e la prospettiva rivoluzionaria che ha contrassegnato la politica negli ultimi due secoli dall’altra. Si è creato un enorme vuoto – ha spigato – e per la mentalità della gente, che cambia più lentamente, è stato difficile adattarsi al cambiamento e si è piuttosto cercato di sostituire quello che si è perso”.
Quagliariello ha quindi ricordato la riflessione del cardinale Ruini, che parla di sfida antropologica, “per cui dopo il fallimento della costruzione della società del futuro ci si è focalizzati sull’uomo, passando quindi dal costruttivismo antropologico al costruttivismo sociale”. Un passaggio inaccettabile per chi ha fede. E quindi, “se essere progressista significa pensare che l’identità non viene dalla tradizione ma dall’autodeterminazione allora è giusto dirsi conservatori, perché è solo partendo dalle nostre radici che si può costruire una prospettiva futura”.
E dalla fine di un’ideologia all’altra, Quaglieriello ha poi esaminato gli effetti della fine del blocco sovietico, a cui va ricondotto il rafforzamento del mondo musulmano contro il nemico comune rappresentato dall’Occidente e poi sfociato nelle stragi dell’11 settembre. Una riflessione che è servita da spunto per riaffermare l’importanze del dialogo e del confronto tra le parti. “Un dialogo sincero e costruttivo porta le parti a ritrovare il proprio orgoglio e a difenderlo – ha affermato il senatore – e dopo l’11 settembre l’Occidente ha dovuto fare i conti con se stesso, ricercando la forza della propria tradizione”.
Infine, il nodo giustizia, con il suo equilibrio compromesso e la necessità di tornare ad un sistema di tutele costituzionali certe, con la magistratura e la politica divise nei propri compiti e nelle proprie funzioni. E il riferimento all’Abruzzo è immediato. Ma per il senatore del Pdl il futuro della regione è già scritto, merito di una classe dirigente che sta lavorando bene e che deve percorrere fino in fondo la strada avviata.