02 Maggio 2012   •  News

Tutte le bugie di Obama

Redazione

Non basta il presunto adulterio commesso in campagna elettorale (quella del 2005) e la sua discussa fede musulmana – a quanto pare nascosta per trentuno anni. Obama sembra davvero essere diventato il politico più controverso, odiato in patria e amato all’estero. I nostri media si ostinano a rappresentarlo come un profeta, un salvatore. La verità è che le manifestazioni contro Obama stanno riempiendo giornali e TV d’oltreoceano, ma in Italia, nessuno si sogna di trasmettere qualcosa. Si sente appena parlare dei Tea Parties, movimenti di protesta spontanei che ormai raggruppano più di centomila iscritti. Quasi nessuno accenna però al successo dei documentari di Alex Jones, come Obama Deception, che accusa Barack di essere una malvagia pedina al servizio delle élites, pochi giornali hanno pubblicato poi le fotografie delle migliaia di persone che sfilavano a Washington contro l’Obama Care. In google la ricerca «against Obama» computa 114.000.000 risultati, in un anno di governo, quando «against Bush», nonostante due presidenti e quindici anni complessivi di governo mostra “soltanto” 29.100.000 risultati e solo 3.500.000 per Silvio Berlusconi

Nessuno ci racconta insomma, di tutte quelle iniziative numerose e rumorose, tra manifestazioni e associazioni che costellano l’universo anti-Obama. Blog, film, documentari, libri, manifestazioni, canzoni… Repubblicani, liberali e democratici di tutte le età e di tutte le estrazioni si sono organizzati e mobilitati concordi nello sfidare e combattere il loro presidente, un socialist e un liar, (bugiardo) e va considerato che per uno statunitense questi sono tra gli insulti peggiori. Il giovane e carismatico Barack sembra infatti avere una tendenza poco gradita ai cugini d’America. Quella di raccontare bugie, di raccontare mezze verità, di promettere e non mantenere. Insomma – più in generale – di mentire spudoratamente. Si dirà: che sarà mai! Noi italiani siamo abituati ai politici pinocchi.

Esatto, noi italiani. Gli americani no. E così centinaia di migliaia di persone si sono divertite ad elencarle in libri, a scriverle su magliette, a proporle in documentari. C’è chi dice che fossero già 100 durante i primi 100 giorni di governo. C’è chi sostiene che ormai siamo a quota 500, chi dice che le migliori sono 50… Sono talmente tante che io stessa non saprei quale proporvi. Obama ormai è stato smentito su tutto. Su tutto quello che raccontava del suo passato e quello che avrebbe fatto nel futuro. Dalle suggestive storie sul suo passato costellate di padri pastori di capre e famiglie dedite alle cause della libertà e della democrazia. Salvo poi scoprire che il padre era in realtà un giovane di buona famiglia keniota (aveva anche studiato in America) e la famiglia è sempre stata al servizio del governo. Obama ha ingrandito anche il suo ruolo alla Chicago University: «Amo la costituzione perché sono un professore di diritto costituzionale, e questa è la garanzia che la seguirò!»

Peccato che dal sito stesso della celebre Università dell’Illinois il povero Barack risulti essere un semplice ricercatore. Discusse sono inoltre state le sue dichiarazioni sul rapporto con le lobbies. Obama sosteneva di non avere ottenuto finanziamenti dalle lobbies, salvo essere stato smentito dai dati pubblicati su tutti i media americani (specialmente «Usa Today»). Ma il meglio arriva dopo l’elezione, durante i giorni del governo. Pur avendo improntato tutta la sua campagna sul “change” – Voglio aiutare i poveri, rappresento il popolo, sono contro la guerra, ritirerò tutte le truppe entro il 2009, non appoggerò le banche, sono contro i manager – Obama ha fatto esattamente il contrario. Ha varato dei discutibilissimi provvedimenti per aiutare le banche più grandi che a suo dire rischiavano il fallimento (salvo poi chiedere proprio a queste stesse banche i prestiti per il cosiddetto «piano di rinascita» (e il 98% della popolazione, secondo la maggior parte dei sondaggi, era contrario), pregando letteralmente i congressmen di votare sì dando loro un provvedimento di 400 pagine da leggere in un’ora. Ha assunto nei suoi ministeri, nei consigli e nelle sue segreterie di governo, tutti quei lobbisti che “non” lo avevano aiutato. E tutte persone, che più che il popolo, rappresentano gli interessi economici più appannati del panorama mondiale – come il suo ministro del tesoro Timothy Geithner, Henry Kissinger, Paul Volcker e altri amici: tutti membri della Commissione Trilaterale e del Bilderberg, associazioni ristrette che riuniscono le élites mondiali di finanza e politica.

Ha inoltre aumentato il numero di soldati e gli investimenti in armi per le missioni di Afghanistan e Iraq (menomale che doveva ritirarle tutte!) e ha promesso impieghi di miliardi di dollari in un non bene definito «corpo militare civile» che gia’ recluta leve tramite il proprio Sito internet. Tra lobbies, élites, e guerre, Obama si conferma un presidente come molti altri. Non un profeta, non un santo, non un supereroe. Una cosa è certa, con tutte queste tacce, il presidente rischia di fare una brutta fine. E lui lo sa, infatti sta già preparando le prossime promesse (irrealizzabili) in vista delle elezioni presidenziali di novembre. Si preannunciano dicerie ancora più clamorose. C’è da temere che ci sarà da ridere per noi e da piangere per gli americani che l’hanno votato.