Un punto di vista sulla giustizia civile
La lettura del libro La mafia uccide d’estate a firma del Segretario del PDL On. Angelino Alfano mi ha suscitato alcune osservazioni, in particolare il capitolo dove parla di “giustizia civile”. Questo capitolo mi ha colpito dal punto di vista professionale poiché, essendo avvocato civilista da oltre 20 anni, varco abitualmente la soglia dei Tribunali ogni mattina.
Certamente l’affermazione iniziale del capitolo, riguardante il fatto che il Ministero di Giustizia non conosce il numero esatto dei procedimenti civili arretrati (si parla di 5 o 6 milioni di cause) ritengo sia grave anche perché, come lo stesso Autore afferma, il vero male da curare nel settore giudiziario è anche l’arretrato civile. Un Ministero che non conosce l’entità delle cause pendenti nei suoi Tribunali ritengo sia paragonabile a un capo famiglia che non conosce quante persone compongono e frequentano la sua casa. Condivido pienamente, invece, l’esame del problema “giustizia civile” e le conclusioni a cui l’Autore è giunto, in particolare sulla necessità di:
1) Diminuire il numero delle nuove cause iscritte a ruolo ogni anno;
2) Accelerare la trattazione delle cause pendenti in modo da avere più decisioni;
3) Eliminare l’arretrato.
La realizzazione di questi 3 obiettivi risolverebbe, certamente, parte dei problemi della giustizia civile. L’ex Ministro, per tentare di risolvere il problema dell’eccessivo numero di cause iscritte a ruolo ogni anno, decise di abolire la gratuità delle “opposizioni a sanzioni amministrative”. Certamente la scelta è condivisibile ma tali opposizioni sono di competenza dei Giudici di Pace per cui non hanno nessuna influenza con le cause che vengono iscritte a ruolo in Tribunale. In tal modo si è abbassato il numero delle cause nuove solo nel suo complesso generale di statistica, ma non in quei ruoli (Tribunali) dove il calo è stato impercettibile. La lentezza nella decisione di una sanzione amministrativa non ha ripercussioni nel mondo economico. A subire i danni sono solo i Comuni che devono attendere per incassare le sanzioni eventualmente confermate dai Giudici di Pace.
Altra soluzione individuata dall’ex Ministro è stata l’introduzione della “mediazione” obbligatoria per diverse materie civili. L’istituto non è contestabile, ma le modalità con cui è stato applicato e la mancata preparazione degli Avvocati rischia di determinarne il fallimento. L’avvocato, secondo la mia esperienza, ha vissuto l’entrata in vigore della normativa come il “nemico” che gli sottrae del lavoro e conseguentemente dei guadagni. L’avvocato, abituato a vedere decidere le cause dal giudice dopo molti anni e dopo aver scritto tutto il possibile a difesa del proprio assistito, è molto restio ad accettare che un soggetto (può essere un Avvocato come altro Professionista) decida le sorti del proprio cliente in 4 mesi e senza rispettare quelle regole di procedura ritenute inderogabili. La mediazione ha creato sgomento in molti professionisti. Posso dire, per esperienza personale, di essermi ricreduta e ora ripongo la mia fiducia nell’istituto della mediazione solo dopo aver frequentato, a pagamento, un corso da Mediatore. Una normativa di questa portata avrebbe dovuto essere condivisa e coordinata con gli operatori del diritto.
Il secondo obiettivo che l’Autore si era prefissato di raggiungere era «incrementare il numero delle cause decise ogni anno tentando di accelerare la velocità di trattazione», il tutto attraverso nuove norme processuali, nuovi e diversi modelli organizzativi e sviluppo delle tecnologie informatiche. E proprio lo sviluppo delle tecnologie informatiche ritengo sia l’obiettivo più riuscito e veramente efficace. Operando in un Tribunale informatico (Modena) posso dire che le notifiche telematiche, i decreti ingiuntivi telematici, le esecuzioni immobiliari telematiche e la consultazione on-line dei propri fascicoli sono una realtà affascinante, dove il risparmio di risorse economiche, risorse umane e tempo è una realtà che si vive ogni giorno. Certamente diventare un Tribunale Telematico non è stato e non è facile ma, come ho già avuto modo di dire in un precedente articolo, è un risultato possibile quando tutti gli operatori del diritto (magistrati, avvocati e personale amministrativo) collaborano per raggiungere un comune obiettivo.
Per quanto concerne le modifiche procedurali (filtro di ammissibilità in cassazione, succinta motivazione delle sentenze, ed altro) non saprei dire quanto, ad oggi, questo abbia contribuito a ridurre i tempi del giudizio.
Su questo argomento, come su quello dei nuovi modelli organizzativi dei Tribunali, è necessario fare anche delle distinzioni territoriali. Nel territorio della Repubblica ci sono delle “isole felici” dove la giustizia funziona. Sono queste realtà che debbono essere da esempio alle altre e dove le risorse umane debbono, tutte, essere responsabili del loro operato. Per quanto concerne lo smaltimento dell’arretrato le iniziative sono tutte positive, l’importante è raggiungere l’obiettivo senza ledere il diritto di difesa e il contraddittorio tra le parti. Anche la motivazione delle sentenze, se pur emessa in forma ridotta, deve rispettare le norme.
Dobbiamo ricordare che l’Autore è un avvocato, ha sicuramente individuato i problemi che affliggono la giustizia civile e ha individuato le soluzioni. Quello che ritengo sia mancato per poter raggiungere gli obiettivi o anche solo una parte di essi, è la conoscenza minuziosa delle diverse realtà territoriali sia per quanto concerne i carichi di lavoro che le risorse umane e la mancanza di coordinamento delle norme con il loro impatto sulla vita giudiziaria, tale da prevedere se la modifica avrebbe permesso il raggiungimento o meno dell’obiettivo. Per la mia esperienza posso dire che ha sicuramente raggiunto l’obiettivo il processo civile telematico e la riduzione delle opposizioni alle sanzioni amministrative. La mediazione ha ancora una strada in salita da percorrere ma si può essere ottimisti e ritenere che diminuisca, sensibilmente, l’iscrizione a ruolo delle cause nel prossimo futuro. Le altre proposte dovranno essere valutate in futuro per poter verificare il raggiungimento degli obiettivi fissati.