Roma città aperta, un film non del tutto svelato.

Segnaliamo l’uscita del libro “Roma città aperta, un film non del tutto svelato” di Caterina Capalbo, Società Editrice Dante Alighieri, Roma, 2021.


Il film Roma città aperta, contiene aspetti biografici nascosti e insondati della vita dell’autore ma fondamentali per comprendere la genesi del film. Roberto Rossellini, fra il 1943 e il ’44, si rifugia sulle montagne d’Abruzzo, nella Marsica. Sin dall’estate del 1943, dopo il bombardamento di San Lorenzo, si reca a Tagliacozzo, e qui inizia le riprese di un film passionale, ma non privo di metafore politiche, sulla scia di Ossessione di Visconti, e con un titolo altrettanto drammatico: Rinuncia, poi ribattezzato Desiderio, e con interpreti principali Massimo Girotti e Elli Parvo. Resta in Abruzzo anche dopo l’Armistizio assieme all’attrice co-protagonista del film: Roswita Schmitd, un’austriaca, con cui rischia di essere trasferito nella Repubblica di Salò. In questi tempi difficili matura una nuova visione politica e nuove idee.
Entra in contatto con una rete di partigiani che protegge e nasconde una moltitudine di soldati alleati fuggiti dai campi di prigionia nei pressi di Sulmona, subito dopo l’8 settembre. E di costoro si ricorderà quando comincerà a ideare Roma città aperta, tanto che nel film, li citerà come “i bravi ragazzi sulle montagne di Tagliacozzo ”.
Luchino Visconti, che a Roma, durante l’occupazione nazista, nella sua casa di via Salaria, accoglie e organizza la fuga verso Sud di partigiani e ricercati, nell’inverno del ’43, lascia la città e si nasconde in un borgo vicinissimo a Tagliacozzo, dove si trova Rossellini. I due si incontrano e parlano dei progetti futuri per il cinema e per la nazione. Ma, quando Visconti torna a Roma, nel ’44, viene tradito e catturato dalla spietata banda Koch. Torturato, rischia la pena capitale. Si salverà per miracolo grazie a sua sorella Uberta e all’intrepida zia di Rossellini: la spericolata e affascinante baronessa Maria Antonietta Avanzo.
Alla vita di Rossellini e di Visconti in questi anni bui si somma nel libro 30 l’analisi di quattro film, diversi, fortemente censurati ma strettamente legati nella fase cruciale della storia d’Italia: Ossessione, Desiderio, Roma città aperta e Giorni di gloria. E, mentre su tutto il cinema di allora, soffia, come un vento impetuoso che distorce e modifica i destini, l’insidia implacabile della censura del Minculpop, a completare l’affresco, in parallelo ai fatti storici dal 1943 al ’45, scorrono i nomi di tanti cineasti: Massimo Girotti, Giuseppe De Santis, Mario Serandrei, Vittorio De Sica, Marcello Pagliero, Carmine Gallone, Diego Calcagno, Clara Calamai, Peppino Amato, Alida Valli, Luciana D’Avack, Carla Del Poggio, Elli Parvo, Carlo Ninchi, Francesco Grandjacquet, Amedeo Nazzari, Valentina Cortese, Vivi Gioi, Osvaldo Valenti, Luisa Ferida, Maria Denis, Roswita Schmitd, Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Federico Fellini, Alberto Consiglio e Sergio Amidei.

Caterina Capalbo, vive a Roma, è storica dell’arte, scrittrice e saggista. Le sue ricerche spaziano tra arte e architettura del fascismo a Roma: “Dal foro Mussolini al foro Italico”, ebook, Abel Books editore, 2015; allo studio dei periodici umoristici e satirici degli anni Quaranta: “Vignette e caricature a Roma dal 1943 al ’46: come la satira spiega la nascita della Repubblica”, (in stampa); “Attalo e Fellini in Roma città aperta: l’emblematico caso di come il cinema neorealista si ispirò alla vignetta”, nel volume In corso d’opera 2, Campisano editore, Roma 2019. E “La caricatura tra codice anticlassico e post-modernità” in Architettura e Museologia Liquida (a cura di Stefano Colonna), Campisano editore, Roma 2021.
In quest’ultimo lavoro sul cinema di 60 Rossellini ha continuato la sua rivisitazione di Roma città aperta, stavolta nel quadro politico della Resistenza, come viene espressa nel film.

15 Luglio 2021   •